Una brutta storia di abusi sessuali in Calabria. Per quasi due anni hanno violentato, ricattato e costretto al silenzio una ragazzina di 13 anni. Forti del terrore che evoca la famiglia del loro giovane capo, Giovanni Iamonte, figlio del boss Remingo, per mesi l’hanno utilizzata come una cosa, un oggetto di piacere, tenuta solo a tacere e ubbidire. Così come riporta “La Repubblica”, la ragazzina è stata costretta a rapporti sessuali completi con tutti i componenti del gruppo, fotografata mentre subiva abusi di ogni genere.
Quando tentava di ribellarsi, iniziavano le minacce. Se non avesse acconsentito a quei rapporti, il gruppo avrebbe diffuso le foto che la ritraevano a letto con loro. In paese, sarebbe diventata una “disonorata” e quel marchio di infamia l’avrebbe resa una reietta, anche per la sua stessa famiglia.
In un servizio del TGR Calabria si parla senza mezzi termini dell’omertà della cittadina calabrese e qualcuno tira in ballo anche la scuola chiedendo l’introduzione di una nuova materia “l’educazione all’affettività”. Il dirigente scolastico, però, non ci sta e afferma che non è la scuola ad essere responsabile in prima battuta dell’educazione dei ragazzi, ma le famiglie.
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