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Abuso di contratti a tempo determinato nel settore pubblico e nella scuola: pratica illecita secondo la Commissione Europea

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Alcuni docenti facenti parte del gruppo #IdoneiconMerito2020 hanno mandato una lettera alla Commissione Europea chiedendo di intervenire sulla questione delle graduatorie di merito. In particolare, si è chiesto alla Commissione di avviare un dialogo con le autorità italiane al fine di assicurare che le graduatorie del 2020 siano trasformate in graduatorie senza vincoli temporali, in linea con quanto è stato fatto dall’Italia negli anni precedenti, facilitando in tal modo la stabilizzazione dei candidati idonei.

La risposta è arrivata. La Commissione, infatti, ha voluto dare riscontro al gruppo di docenti sottolineando però che “l’organizzazione di concorsi pubblici generali per l’assunzione di personale nella pubblica amministrazione è di esclusiva competenza delle autorità nazionali”. Inoltre, è stato aggiunto che “ogni pubblica amministrazione nazionale è quindi libera di decidere quali siano le procedure di selezione più efficaci per l’assunzione del proprio personale, di stabilire le condizioni di partecipazione, le prove da superare o i criteri di valutazione dei meriti di ciascun candidato, nonché di decidere se le graduatorie risultanti da tali concorsi siano soggette a specifici vincoli temporali. Le autorità nazionali possono anche determinare il numero di posti da coprire con ogni concorso”.

In sostanza, l’Unione Europea può sanzionare l’Italia solo in determinate situazione e, quindi, se ci sono delle violazioni della normativa europea, cosa che in questo caso non è avvenuto.

Tuttavia, la Commissione conclude la sua lettera segnalando che è in corso una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per quanto riguarda gli abusi di una successione di contratti di lavoro a tempo determinato nel settore pubblico e anche nel settore dell’insegnamento. In conclusione, l’Unione Europea ricorda che “secondo la giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea(15), la direttiva 1999/70/CE del Consiglio non enuncia un obbligo generale degli Stati membri di prevedere la trasformazione dei successivi contratti di lavoro a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. L’ordinamento giuridico interno dello Stato membro interessato deve tuttavia prevedere un’altra misura effettiva per prevenire e, se del caso, sanzionare l’utilizzo abusivo di una successione di contratti di lavoro a tempo determinato”.