Attualità

Accadde oggi, Tina Anselmi è la prima donna al Governo

Diceva che la democrazia non è solo libere elezioni e non è solo progresso economico, ma è «giustizia, rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne; tranquillità per i vecchi e speranza per i figli. È pace».

Sapeva ciò che diceva: da ragazza frequentò l’Istituto magistrale di Bassano del Grappa ed entrò nella gioventù femminile di Azione Cattolica. Quando il 26 settembre del 1944 assistette all’impiccagione di trentuno prigionieri che non avevano in alcun modo partecipato ad atti di guerra, fra i quali vi era il fratello di una sua cara amica, decise che sarebbe entrata a far parte della Resistenza. Iniziò nello stesso periodo la sua attività all’interno della neonata Democrazia Cristiana e al termine del conflitto fu protagonista di trattative tra alleati e tedeschi per evitare ulteriori vittime e spargimenti di sangue.

Si laureò in lettere all’Università Cattolica del Sacro Cuore per poi diventare insegnante elementare. Nel dopoguerra intensificò la sua attività politica, prima nei sindacati e poi entrando a far parte del consiglio nazionale della DC. Fu sottosegretaria  al Ministero del lavoro della previdenza sociale per tre volte, prima di essere nominata  ministro nel governo Andreotti il 29 luglio 1976.

L’anno successivo fu tra i primi firmatari della legge sulla parità salariale voluta per eliminare le disparità di genere. Nel 1979 fu nominata ministro della sanità diventando una delle protagoniste dell’istituzione del Servizio sanitario nazionale e cinque anni più tardi sconvolse l’opinione pubblica e il mondo politico affermando di aver subito numerosi tentativi di corruzione.

Incorruttibile e al di sopra delle parti, nel 1981 accettò la proposta della presidente della camera Nilde Iotti di presiedere la Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia massonica P2 di Licio Gelli, compito che portò a termine con perizia e rigore, ruolo che le costò un progressivo isolamento nel mondo politico. La commissione, nonostante la pressione mediatica e le intimidazioni, svolse un lavoro eccezionale che è oggi consultabile nei 120 volumi degli atti conservati presso la biblioteca della Camera dei Deputati.

La sua caratura e il grande impegno rimasero impressi nella mente di molti: per questo fu più volte presa in considerazione da società civile e mondo politico per la carica di presidente della Repubblica.

Moriva dopo una lunga malattia il 1° novembre 2016, non senza aver dimostrato ciò che disse più volte: “una donna che riesce, riesce per tutte le altre”.

Dario De Santis

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