Le Università italiane, attraverso uno specifico finanziamento di 800mila euro per Ateneo, sono autorizzate ad ammettere al secondo anno del corso di specializzazione all’insegnamento secondario i docenti che ne fanno richiesta e sono in possesso del diploma biennale di specializzazione per i sostegno, ma sono privi dell’abilitazione disciplinare. Il possesso dell’abilitazione consentirebbe loro una stabilità del posto di lavoro che avrebbe riflessi positivi anche sugli alunni diversamente abili da loro seguiti. Lo ha auspicato la VII Commissione del Senato il 17 luglio del 2002 e lo decreta in questi giorni il Ministro con un provvedimento del 26 novembre. Fin qui gli aspetti positivi e non sono poca cosa.
Cosa lascia perplessi? Il decreto fa riferimento al disegno di legge delega (il n. 1306) che ancora non è approvato dal Parlamento; modifica un’altra norma dello Stato che impone l’iscrizione alle Ssis a seguito di esame di selezione; consente l’iscrizione al secondo anno di specializzazione indipendentemente dalla carriera pregressa e da un esame di selezione; fa riferimento ad un documento della CoDISSIS che, giorno 21 novembre, conosciuto dalla Conferenza dei direttori è stato in qualche modo disconosciuto fino al punto di provocare le immediate dimissioni del direttore che lo aveva sottoscritto.
Il problema come si vede è complesso e il precedente che si instaura è pericoloso.
La vicenda interessa circa 3.500 insegnanti specializzati che non sono tutti nelle stesse condizioni. Al loro interno vi sono diversi raggruppamenti.
Un primo gruppo: aspiranti che in possesso del titolo non possono essere sistemati in modo definitivo perché privi di abilitazione specifica nella disciplina della loro laurea e ciò in quanto non hanno potuto partecipare a precedenti esami di abilitazione (concorso o Ssis). Un secondo gruppo: aspiranti che hanno le stesse condizioni precedenti, ma sono stati respinti in sede di esami di concorso a cattedra o esami di selezione presso le Ssis. Un terzo gruppo: aspiranti che vivono anch’essi le stesse condizioni già descritte e che hanno avuto il titolo, frequentando i tanto discussi corsi di specializzazione fatti dall’Università in convenzione con privati, ampiamente contestati negli anni passati dallo stesso Ministero dell’Istruzione che si era impegnato a revocare gli eventuali titoli di studio irregolari. Molte organizzazioni dei disabili, fin dallo scorso anno, hanno avanzato richieste di verifica della regolarità ed eventuale annullamento del titolo accertato come irregolare.
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