Accordo sul tutor: una limitazione dell’autonomia delle scuole
Fuori dal coro il commento dell’Anp sull’accordo sindacale sottoscritto nella giornata del 17 luglio in materia di applicazione di alcuni istituti della riforma Moratti.
Secondo il sindacato di Giorgio Rembado l’accordo è negativo per almeno due motivi
“Nonostante le rituali celebrazioni circa la difesa dell’autonomia – sottolinea innanzitutto l’Anp – viene cancellato uno dei pochi strumenti pratici di essa: la possibilità di svolgere, almeno durante le ore opzionali, attività ed insegnamenti non compresi nelle classi di concorso, attraverso la chiamata di esperti esterni”.
Va detto che l’accordo del 17 luglio impedisce la stipula dei contratti di prestazione d’opera solo per quanto riguarda la copertura delle attività opzionali, ma c’è da presumere che, soprattutto nella scuola primaria e nelle classi funzionanti a tempo pieno, non sarà sempre agevole stabilire se una attività è facoltativa-opzionale o se rientra nel curricolo obbligatorio.
Con il risultato che, per evitare errori e rilievi dei revisori dei conti, molte scuole rinunceranno a chiamare esperti esterni anche per integrare o estendere la propria offerta formativa.
La seconda questione evidenziata dall’Anp ha un carattere politico più generale ma non per questo meno rilevante.
L’accordo sul tutor è stato sottoscritto utilizzando una clausola dell’art. 45 del decreto legislativo 165/2001 che consente di disapplicare per via contrattuale quelle norme di legge che in qualche modo hanno ricadute sul rapporto di lavoro.
“Ma – sottolinea l’Anp – qualunque modifica agli ordinamenti della scuola incide inevitabilmente sulle condizioni di lavoro del personale: se il principio oggi affermato si generalizzasse, nessuna riforma sarebbe possibile, nè ora nè in futuro, se non decisa dalle parti contrattuali”.
Il paradosso è evidente: “Le questioni relative all’istruzione, che riguardano tutti i cittadini ed il futuro del Paese, vengono sottratte alle decisioni del Parlamento”, sostiene ancora l’Anp.
I rischi sono notevoli e probabilmente dovrebbero far riflettere anche l’attuale maggioranza di Governo: come si potrà, d’ora in poi, avviare processi di riforma senza incappare nelle strettoie della contrattazione sindacale ?
La stessa riforma dell’esame di Stato, che tipicamente incide sulla prestazione lavorativa dei docenti e del personale della scuola in generale, potrebbe incontrare qualche ostacolo imprevisto.