“Eravamo scesi in piazza il 24 novembre contro i tagli alla scuola. Ma volevamo fare qualcosa di più”, spiegano gli studenti, ma poi è arrivata la proposta di alcuni insegnanti: implementiamo una “contestazione intellettuale” e allora i ragazzi hanno pensato:“Siamo persone colte, ci tenevamo a una protesta intellettuale, nobile, perché non passasse il messaggio che ogni scusa è buona per saltare le lezioni. Semmai è il contrario: ci teniamo così tanto alla scuola che siamo disposti a passarci più tempo”.
La proposta alternativa agli scioperi l’hanno chiamata “Slow School”, scuola lenta, e una volta a settimana fino a Natale i ragazzi resteranno di più per fare lezione con calma, senza l’ansia da verifiche. Sembra che i ragazzi siano addirittura entusiasti: “visto che in Italia si investe così poco sui brevetti”, passeremo il pomeriggio a studiare i “superconduttori”. “Nel libro di quinta a questo argomento è dedicato un paragrafetto. Invece con la professoressa ne abbiamo parlato per due ore”.
E siccome la scuola non è un’azienda, gli studenti rispondono agli stimoli dei loro insegnanti e dicono di essere lì per imparare. E infatti propongono a ministri e dirigenti scolastici: “I fondi dell’Istituto devono poter essere gestiti in autonomia. Vogliamo un edificio sicuro: abbiamo porte di sicurezza bloccate. E i laboratori devono migliorare”, ma qualcuno insinua pure di poter valutare i professori in base a quanto riescono ad appassionarli a una materia.