E’ da giorni ormai che si leggono, su vari siti di settore, articoli in cui si riportano frasi estrapolate da interventi fatti dal Ministro dell’Istruzione durante i vari incontri intercorsi in questi giorni con le rappresentanze sindacali: “E’ necessario l’aumento dei dirigenti scolastici”…..“Ogni scuola deve avere un dirigente”…. “Questo Paese troppo spesso lascia soli i nostri dirigenti”.…”Basta con le reggenze”. Queste sono solo alcuni esempi ma il messaggio univoco sottostante è sempre lo stesso cioè incrementare il numero dei dirigenti scolastici affinché ogni scuola abbia uno tutto suo e non uno a mezzo servizio da condividere, se tutto va bene, con una o due scuole date a reggenza, istituto giuridico che purtroppo da anni penalizza e indebolisce il nostro sistema scolastico. Come il lieto fine di una favola, sembrava quasi che questa problematica fosse arrivata al capolinea o quasi grazie alla legge di Bilancio 2021 che ha introdotto una importante novità sul dimensionamento scolastico per il 2021/2022 riducendo il numero minimo di studenti che le scuole devono raggiungere per avere finalmente un proprio dirigente scolastico e un Direttore dei Servizi Generali Amministrativi; misura questa auspicata per dare ad un numero maggiore di scuole una stabilità gestionale fondamentale soprattutto nella gestione dell’attuale periodo emergenziale e per l’attuazione della quale è stata autorizzata una spesa di 13,61 milioni di euro per l’anno 2021 e di 27,23 milioni di euro annui per l’anno 2022.
Per questa misura diversi sono stati gli apprezzamenti provenienti dal mondo politico e scolastico in quanto avrebbe ridato a molte scuole il titolo di “normodimensionata” in precedenza perso per l’approvazione di provvedimenti che tutto avevano in considerazione tranne che il bene dei nostri ragazzi sacrificato per logiche di risparmi di cassa.
Sin da subito da più parti è incominciato il calcolo di quante sedi sarebbero potute rientrare in tale provvedimento ma il Ministero, in più di un’occasione, ha sempre rivisto al ribasso tale numero dagli iniziali 382 a 371 per poi arrivare ora a meno di 300. Però come succede spesso al mattino quando ci si sveglia dopo un sogno, è arrivata l’amara constatazione che forse si è cantata vittoria troppo presto perché, nonostante le diverse rassicurazioni da parte del Ministro, mostratosi sin dal primo momento estremamente comprensivo di tale problematica, e non solo questa, che affligge la dirigenza da anni, arriva da più parti la possibilità concreta di un dietro front su tale questione con grande stupore e malcontento di tutti coloro hanno a cuore il sistema scolastico.
Sicuramente tale cambio di rotta è stato determinato in parte dalla limitazione di tale misura ad un solo anno scolastico ma già da diverse fronti sindacali era arrivato il suggerimento di come poteva essere superato l’impasse senza oneri per lo Stato e con benestare di tutti. Viene poi anche un’altra domanda: ma i milioni stanziati per tale misura che fine faranno? Perché non utilizzarli per cercare di mettere un punto definitivo ad una problematica che affligge la scuola italiana da anni?
In conclusione si spera che fino a che non vi sia l’ufficialità di tale decisione il Ministro o chi per lui possa ripensare a tale situazione alla luce del delicato periodo storico come quello attuale affinché si mantenga la presenza di scuole autonome radicate nel proprio territorio in grado di promuovere e programmare un’offerta formativa integrata centrata sui bisogni formativi degli studenti.
Antonio Tarolla
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