Il mondo del cinema e della cultura piange la scomparsa di Lina Wertmuller, regista, sceneggiatrice e scrittrice spentasi all’età di 93 anni oggi a Roma.
Proprio nella Capitale la regista era nata, da madre romana e padre di origini svizzere. Tra cinema e televisione, tra regia e sceneggiatura, sono circa una quarantina i film a cui Lina Wertmuller ha partecipato. È stata la prima donna ad essere candidata all’Oscar come migliore regista per il film ‘Pasqualino settebellezze’ del 1977, mentre nel 2020 ha ricevuto il Premio Oscar onorario.
Anche il mondo della scuola è legato alla produzione cinematografica della Wertmuller. Nel 1992 infatti uscì ‘Io speriamo che me la cavo’ tratto dall’omonimo libro di Marcello D’Orta. Un ritratto autentico e drammatico di alcune realtà del Sud Italia. La storia di un maestro di scuola elementare, magnificamente interpretato da Paolo Villaggio, spedito per errore da una scuola della Liguria ad una di un Comune alle porte di Napoli. Qui, il maestro Sperelli scoprirà la dura e triste realtà di un luogo afflitto da degrado, povertà, disoccupazione, malavita e storie di disagio familiare e sociale, tra rassegnazione, furbizie e abbandono delle istituzioni. All’inizio il maestro vorrebbe fuggire, poi si rimbocca le maniche e lotta per dare una speranza a quei piccoli alunni che vivono le difficoltà al di fuori dell’ambiente scolastico. Riuscirà ad affezionarsi e a fare affezionare i bambini che all’inizio guardavano il maestro con diffidenza. Alla fine il Ministero accoglierà la sua iniziale richiesta e lo rimanderà nella sua regione, seppur il maestro tenti in tutti i modi di rimanere in Campania. Col grande dispiacere dei propri alunni, ma non dei genitori, della preside o del bidello, tutte figure che non facevano il bene dei bambini e per questo entrate in conflitto con Sperelli.
Nel film di quasi trent’anni fa, sono eppur presenti temi ancora attuali come la diseguaglianza sociale tra alcune zone del Sud e del Nord, lo sfruttamento minorile e l’abbandono scolastico. Una pellicola che rappresenta una fotografia non solo del mondo della scuola, ma della società italiana in generale.
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