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Addio a Milan Kundera: aveva 94 anni

Chi non ha letto “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, il best seller uscito per Adelphi nel 1985 e considerato un capolavoro della letteratura contemporanea? E chi non si è mai informato sui suoi saggi e in modo particolare su “L’arte del romanzo”, uscito sempre per Adelphi? Una robusta e coerente disamina, questa riflessione, su un genere letterario, il romanzo appunto, che secondo alcuni critici letterari sarebbe morto dopo le grandi intromissioni nella storia della letteratura di personalità straordinarie come Thomas Mann. Ma soprattutto, lui riteneva, un mezzo fondamentale per esaminare e conoscere  i personaggi e il loro animo, insieme ai grandi temi dell’esistenza umana.

Ora proprio Milan Kundera, il romanziere cecoslovacco, ma naturalizzato parigino, che appassionò milioni di lettori in tutto il modo col suo più conosciuto romanzo, dal quale fu tratto perfino un film del 1988 del regista Philip Kaufman, è venuto a mancare all’età di 94 anni a Parigi. 

Si era trasferito in Francia nel 1975 dalla Cecoslovacchia, la quale già nel 1968 aveva subito l’invasione sovietica per stroncare quella che venne definita “La primavera di Praga”: un movimento di idee che prendeva le distanze non solo dal controllo del Partito comunista sovietico, ma anche dal Patto di Varsavia. Una forma forte di dissenso alla quale Kundera aderì, ma perdendo così l’incarico di docente alla  Facoltà di Cinematografia dell’Accademia delle arti drammatiche e musicali di Praga, nel corso di Letterature comparate. Inoltre dall’anno successivo all’invasione russa e per causa appunto del suo aperto dissenso, le sue opere vennero proibite e censurate in tutta la Cecoslovacchia. 

Ma Kundera era stato già espulso due volte dal Partito comunista per le sue idee estranee alle linee ufficiali, per cui, ottenuto un permesso di espatrio temporaneo per la Francia, nel 1975 si stabilì a Parigi, con la moglie Vera Hrabanková, che è stata accanto a lui fino all’ultimo, insegnando prima all’Università di Rennes e poi all’Ecole des hautes études en sciences sociales della capitale francese. 

Nel 1981, grazie al presidente François Mitterrand, ottenne la cittadinanza francese, cominciando a scrivere così anche nella lingua di Hugo e Maupassant.

Un dissidente e un animo libero, un intellettuale raffinato e uno studioso, un artista dallo stile limpido, con una capacità straordinaria di raccontare eventi e personaggi anche al di là del comune sentire, ma che sono stati tutti apprezzati da milioni di lettori in tutto il mondo, considerate le numerosi traduzioni.

Oltre ai temi dell’attualità politico-sociale del suo paese, inserendoli nella più vasta problematica della condizione dell’uomo moderno, non ha trascurato autobiografismo e intrecci sentimentali, gli accadimenti spesso casuali che poi rappresentano la trappola della storia insieme agli aspetti penosi dell’amore, col rimpianto o l’oblio. 

Segnalato spesso al Nobel per la Letteratura, ha però Kundera ottenuto numerosi riconoscimenti: nel 1973 il Prix Médicis (assegnato anche a Elsa Morante), il Premio Mondello, l’American Common Wealth Award alla carriera; nel 1985 il Jerusalem Prix, nel 1987 il Premio di Stato austriaco, nel 1987 il Nelly-Sachs-Preis, nel 1990 la Legion d’onore, nel 1991 l’Independent Foreign Fiction Prize, nel 1994 il Jaroslav-Seifert-Prize, nella 1995 la Medaglia al Merito della Repubblica Ceca, nel 2000 il Premio Herder, nel 2001 il Gran premio di letteratura dell’Accademia francese. 

Pasquale Almirante

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