L’Inps, con un messaggio n. 1353 del 3 aprile 2019, mette la parola fine al bonus baby sitter.
La Legge di Bilancio 2019 non ha rifinanziato la norma che consentiva alle neomamme di “scambiare” il congedo parentale (6 mesi facoltativi pagati al 30% dello stipendio) con un bonus fino a 600 euro mesi per 6 mesi da usare per baby sitter e nido.
Il bonus era stato introdotto per la prima volta dal governo Letta in via sperimentale per il triennio 2013-2015, e poi confermato dal governo Renzi per il biennio 2017-2018.
Funzionava come sistema facoltativo e alternativo al congedo parentale, quello che permette ai genitori di prendere un congedo non pagato dal proprio lavoro fino a dieci mesi. I genitori che non avessero voluto o potuto sfruttare questa possibilità (per esempio perché non potevano permettersi di assentarsi dal lavoro senza retribuzione) potevano utilizzare il bonus per ottenere 600 euro mensili con cui pagare baby sitter o le rate dell’asilo nido.
L’attuale maggioranza ha preferito potenziare altri strumenti, ma si è attirata le critiche dell’opposizione poiché limita fortemente l’incremento dell’occupazione femminile aumentando il numero di dimissioni dopo la nascita di un figlio. Il dietrofont vale da quest’anno e le madri lavoratrici non posso presentare più domanda per il bonus.
L’Inps, con una circolare, chiarisce cosa devono fare le madri che hanno presentato domanda entro il 31 dicembre 2018: ‘consumare’ il loro bonus entro la fine del 2019. “Le madri beneficiarie potranno usufruire delle prestazioni lavorative per i servizi di baby-sitting entro il 31 dicembre 2019, con possibilità di dichiarare le stesse in procedura entro il 29 febbraio 2020 nell’apposita sezione del Libretto Famiglia”, dice l’Inps.
Anche le domande che sono ancora in fase istruttoria dovranno rispettare la stessa scadenza; “in ogni caso – dice ancora il messaggio – non è possibile lo svolgimento delle prestazioni lavorative per i servizi di baby-sitting oltre la data del 31 dicembre 2019”.
E se mi ritrovo con mesi interi ‘avanzati’ a fine anno? “Saranno considerati oggetto di rinuncia con conseguente ripristino dei corrispondenti mesi interi di congedo parentale”, chiarisce l’Istituto.
Ad esempio, spiega l’Inps: “Nel caso di lavoratrice che abbia ottenuto un contributo baby-sitting di tre mesi (importo 1.800 euro) e abbia utilizzato il contributo, al 31 dicembre 2019, per un importo pari a 610 euro, si considera oggetto di rinuncia un solo mese, mentre gli altri due si considerano entrambi fruiti in ragione del superamento dell’importo di 600 euro, che determina l’impossibilità di frazionare il secondo mese di fruizione”.
Il contributo per far fronte agli oneri degli asili nido invece potrà essere fruito fino al 31 luglio 2019. Gli eventuali mesi interi di beneficio non fruiti entro il termine saranno considerati oggetto di rinuncia, con conseguente ripristino dei corrispondenti mesi di congedo parentale.
Per quanto riguarda il contributo per gli asili nido, il termine sarà ancora più stretto: “Potrà essere fruito fino alla data del 31 luglio 2019, termine oltre il quale non saranno prese in considerazioni le richieste di pagamento inviate dagli asili nido per periodi di fruizione dei servizi per l’infanzia successivi a tale termine”.
Protesta il Partito Democratico: “Vanno a Verona, straparlano di famiglia ma quando sono costretti a produrre gesti concreti viene fuori la realtà: al governo c’è una maggioranza che si muove scientificamente contro la famiglia”. Così il presidente dei senatori democratici Andrea Marcucci.
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