Addio all’Enam, ma per i docenti non cambia nulla: continueranno a mantenerlo
Sta determinando interpretazioni contrapposte la soppressione dell’Enam, l’Ente nazionale di assistenza magistrale, prevista dal maxiemendamento alla manovra Finanziaria approvato a metà luglio dal Senato ed ora all’esame della Camera: non tanto per la decisione di far venire meno lo storico ente, che peraltro alcuni sindacati avevano da tempo messo nel mirino perché poco incisivo nella vita professionale dei suoi sovvenzionatori (tutti i docenti di scuola primaria). A destare polemiche è il fatto che gli stessi docenti, tutti quelli d’infanzia e della primaria, dovranno continuare, comunque, a vedersi sottratta la “tassa” dello 0,8% dello stipendio (in media oltre 200 euro l’anno) senza avere apparenti benefici in cambio. L’emendamento, contenuto nell’articolo 7 (comma 3-bis) della Finanziaria, indica, senza mezzi termini, che “l’Ente nazionale di assistenza magistrale (Enam), istituito in base al Dlpcs 21 ottobre 1947, n. 1346, come modificato dalla legge 7 marzo 1957, n. 93, è soppresso: le relative funzioni sono attribuite all’Inpdap che succede in tutti i rapporti attivi e passivi”. Quindi tutte competenze, oneri e onori, dell’Enam verranno trasferite all’Inpdap, l’Istituto nazionale di previdenza dei dipendenti pubblici.
A farsi portavoce del dissenso dei docenti della primaria è stata la Gilda degli insegnanti, che attraverso il suo coordinatore, Rino Di Meglio, ha chiesto pubblicamente che “contestualmente alla soppressione dell’Ente nazionale assistenza magistrale” vada “eliminato anche questo iniquo balzello”. Il leader della Gilda sostiene anche che “da 15 anni il nostro sindacato si batte per l’abolizione di questa trattenuta obbligatoria che risale a un decreto del lontano 1947 e che, quando è avvenuto il passaggio al sistema privatistico, non è stata richiamata dal contratto di lavoro. Inoltre va sottolineato – aggiunge Di Meglio – che le forme di assistenza offerte dall’Enam non si sono mai adeguate alla mutata realtà storica e sociale del Paese e, quindi, non garantiscono alcun vantaggio sostanziale agli insegnanti”. Di tutt’altro avviso l’Inpdap, che a quanto sembra accoglierà a braccia aperte l’Enam: l’Istituto di previdenza dei dipendenti pubblici ha spiegato che continuerà a mantenere in vita “l’attività assistenziale altamente meritoria che svolge l’Enam a vantaggio degli insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria, nonché dei dirigenti scolastici”, soprattutto “perché, ai fini previdenziali e socio creditizi, gli stessi sono iscritti anche dell’Inpdap”.
L’Inpdap ha inoltre aggiunto che la sua opera si limita a quella di un normale “ente previdenziale ma é anche ente socio-creditizio (con attività creditizie importanti rivolte a tutti gli iscritti e attività sociali rivolte ai giovani ed agli anziani) ed assistenziale (con altrettanti importanti interventi nel campo dell’assistenza, domiciliare e non, agli anziani non autosufficienti). Ecco perche i valori della solidarietà e della sussidiarietà propri delle funzioni svolte dall’Enam sono valori propri anche dell’Inpdap”. Una sottolineatura che conferma, anche se agli addetti ai lavori non erano venuti troppi dubbi, che il contributo continuerà ad essere prelevato automaticamente dalla busta paga.