Non si placa il dibattito relativo ai voti a scuola e alle valutazioni. Sono molti coloro che invocano a gran voce, tra studenti e intellettuali, una riduzione del peso dei voti, se non addirittura la loro eliminazione. In una scuola di Milano, un liceo, scomparirà la pagella di fine primo quadrimestre.
Da quest’anno, in tutte le classi della scuola, comincia la sperimentazione del “periodo unico”. Ecco le parole della dirigente scolastica: “Così i ragazzi avranno più tempo per studiare in modo approfondito e più rilassato, senza passare, ad esempio, le vacanze di Natale sudando sui libri in vista delle verifiche a gennaio. Impareranno a organizzarsi meglio e anche a evitare ‘furbate’, come quella di studiare poco e niente nel primo quadrimestre e recuperare tutte le materie sotto nel secondo. E poi speriamo di togliergli l’ossessione più fastidiosa e controproducente, quella di continuare a controllare la media dei voti, come se fosse l’unica cosa importante del loro percorso di studi. La cosa peggiore è che ci sono dei registri elettronici che le mostrano in automatico, non solo quella della materia, ma quella globale di tutte le materie, che proprio non ha significato. Abbiamo chiesto se era possibile toglierla dal nostro, ma gli sviluppatori hanno risposto di no, per il momento”, ha detto.
I docenti della scuola sembrano apprezzare: “I professori delle materie con poche ore settimanali erano molto contenti di poter lavorare in maniera più distesa, ma anche da chi ha tante ore abbiamo avuto apprezzamento per l’idea. In collegio docenti c’erano pareri diversi e anche un gruppo di colleghi restii al cambiamento, ma poi la decisione è stata presa in questo senso. Il poter valutare su 8 mesi anziché su quattro, senza corse al recupero, è una cosa molto più rilassante anche per i professori e apre a molte possibilità”.
“L’abolizione della pagella di metà anno fa parte di un progetto molto più ampio di ricerca per l’innovazione della metodologia di valutazione in collaborazione con la facoltà di Scienze della formazione dell’Università Bicocca. Lo studio è partito due anni fa e ne dura tre. L’idea è di rinunciare ai voti numerici sulle verifiche e interrogazioni. Non li sostituiremo con giudizi ‘prefabbricati’, come ‘ottimo’ o ‘gravemente insufficiente’ che sarebbero la stessa cosa, ma con giudizi che saranno una sorta di accompagnamento formativo al miglioramento. Non si valuta il prodotto, ovvero il compito in classe, ma il processo di apprendimento che l’alunno sta seguendo, indicandogli se ci sono lacune o elementi da rinforzare”, ha spiegato.
“I benefici li vedremo operando sul campo. Sicuramente è un aiuto a contrastare l’ansia e, di conseguenza, anche l’abbandono scolastico che in alcuni casi porta con sé. Faremo incontri regolari ogni due mesi con genitori e ragazzi per valutare come sta andando la sperimentazione”. E i genitori che ne pensano? “A chi diceva ‘perché cambiare qualcosa che si è sempre fatto così’ ho detto che innovare è uno dei compiti della scuola”, ha detto la preside.
La dirigente ha fatto parlare di sè lo scorso giugno, quando ha diffuso una lettera scritta da lei rivolta agli studenti che sono stati bocciati. Ecco le parole della preside: “Quasi sempre è dagli insuccessi che nascono le più grandi vittorie. Credi in te stesso ancora più di prima, come noi faremo con te”.
“So già che non mi crederai ma per me, per noi, è bruttissimo quando succede. Bocciare un/a ragazzo/a significa ammettere di aver fallito, di non essere riusciti a motivarti, a farti venir voglia di dare il meglio di te. Certo, però, che un po’ anche tu…, sì insomma, potevi dare di più! Ma non è solo questo. Il prossimo anno sarai, dovrai essere, lì, di nuovo. Saremo ancora insieme. Abbiamo perso una partita. Ma è una partita, non è tutto il campionato”.
“Fra dieci anni nessuno si ricorderà di questa bocciatura. Tutti guarderanno la persona che sarai diventato. E la persona che diventerai comincia da domani mattina, quando ti sveglierai. Comincia dalla tua voglia di dimostrare che puoi dare molto di più, da quanta forza sei disposto a mettere sul piatto per realizzare i tuoi sogni. Io sarò lì, promesso”.
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