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Addio all’aula professori

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Nella scuola superiore italiana l’innovazione tecnologica ha subito una forte spinta dal Covid e ha generato conseguenze nella stessa architettura. Molti Dirigenti hanno modificato l’uso dell’aula magna, non più utilizzata per il collegio docenti, per ricavarne spazi per la didattica e quando a fine anno è arrivata la direttiva di effettuarlo in presenza molti istituti si sono trovati senza spazi adeguati disponibili. Un’altra aula storica non sarà più ripristinata: l’aula professori.

Questa era il luogo in cui si riponevano i registri cartacei personali in appositi cassetti numerati e dedicati. I documenti con le rispettive valutazioni non potevano essere portati a casa ed il Preside effettuava controlli sull’operato del docente. I docenti ogni mattina prendevano i registri e li riponevano a fine giornata. Il registro elettronico ha reso inutile questo luogo e in molti istituti l’aula è stata adibita ad altre funzioni. In questo modo è venuto a mancare quello spazio di relazioni che l’aula aveva, i docenti normalmente operano singolarmente in aula e il contatto con i colleghi avveniva quotidianamente in questo luogo.

Relazioni di confronto professionale, di conoscenza e ricreative, c’era chi arrivava la mattina in anticipo per chiacchierare, leggere i giornali che i colleghi si scambiavano, si festeggiavano eventi vari e soprattutto si comunicava e si formavano gruppi di interesse. Non mancava il docente organizzatore di serate e viaggi in piedi sulla porta d’ingresso a proporti nuove attività. il docente affettivo che ti saluta come fosse l’ultimo giorno di scuola, fa collette per omaggi ai pensionandi ti aggiorna sulle malattie del personale e dei suoi parenti, chiama tutti per nome, anche gli studenti, conosce le storie e i problemi personali di ciascuno, si pone in rapporto amicale, sa ascoltare gli studenti e frequenta i social.

Con il rapporto empatico migliora le prestazioni scolastiche degli allievi. Antepone il giudizio sulla persona a quello sulle conoscenze, difficilmente ha valutazioni negative, poiché trova sempre una giustificazione all’insuccesso, l’inclusione è il suo motto. Il docente iper-produttivo, è l’architetto della didattica, non insegna fa progetti, partecipa a concorsi e spesso li vince, è sempre coinvolto in attività interne ed esterne alla scuola, frequenta poco la sala insegnanti, solo con passo veloce in cerca di qualcuno.

Partecipa a tutti i corsi di formazione, riscuote la fiducia della Dirigenza perché da visibilità all’Istituto, coordina e stimola il lavoro dei docenti. Il docente intellettuale: è sapiente, riesce a collegare le conoscenze alla realtà producendo significati. Le sue lezioni sono uniche e originali, interagisce con la classe facendo domande, problematizza chi ascolta. E’ ascoltato e seguito, la sua sapienza si rinnova continuamente poiché legge molto e contestualizza, ha la vocazione per insegnare, oltre al talento e alla capacità comunicativa.

Essendo dotato di libero pensiero che esprime, è inviso dalla Dirigenza, dato che non ne condivide sempre le decisioni. I colleghi lo ascoltano e nella sala insegnanti si formano gruppetti attorno a lui. Abbiamo poi il docente frustrato; questi non si sente appagato dal lavoro che svolge, non ha vocazione per l’insegnamento, lavora per lo stipendio e questo non lo soddisfa, si stressa e si ammala spesso. Adegua il suo sforzo allo stipendio lavorando lo stretto necessario. Non prepara le lezioni, non si aggiorna, consigli e riunioni lo affaticano, spiega le stesse cose da anni e riduce l’attività allo stretto indispensabile. In classe ha difficoltà ad essere ascoltato e gli studenti fanno altro durante la lezione.

Riduce la spiegazione frontale al minimo e fa interrogazioni programmate, in modo da non avere valutazioni negative e conflitti. Nella sala insegnanti racconta i propri e gli altrui malesseri è amico del personale e del gruppo dirigenziale, i suoi registri sono sempre perfetti, viene a scuola per realizzare i propri bisogni di socialità. In questa aula si ricevevano normalmente i genitori. Alcuni colleghi si sono sposati dopo essersi conosciuti in quest’aula. Si giudicava la propria permanenza nella scuola dopo aver preso confidenza con questa aula era lei a ritenere se saresti rimasto nel contesto, i dirigenti cambiano l’aula professori rimane. Immaginare una scuola senza questo spazio è l’innovazione prodotta dal registro elettronico, i docenti sono singoli e hanno perso la dimensione comunitaria, gli spazi organizzati come i consigli di classe non riescono a superarne la mancanza, sono noiosi.

Gabriele Fraternali