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Addio articolo 18, anzi no: per gli statali licenziamento sempre e solo per giusta causa

I lavoratori statali dovrebbero rimanere esclusi dalle modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori introdotte con la legge Fornero e il Jobs act.

Nel decreto sul pubblico impiego, in via di approvazione, dovrebbe infatti essere inserita una clausola ad hoc, che espliciti l’esclusione per gli statali delle modifiche.

La notizia, riportata dall’Ansa e derivante da fonti ministeriali, è più che fondata. E dovrebbe essere chiarita, nero su bianco nel Testo Unico, per cui è ormai partito il countdown.

“Si sta studiando quindi una formula in grado di specificare una volta per tutte che i dipendenti pubblici sono al riparo dagli interventi, cuciti addosso al lavoratore privato, che hanno circoscritto (ridotto ai minimi termini n.d.r.) il diritto alla reintegra in caso di licenziamento illegittimo”.

Ricordiamo che l’articolo 18 indica quali sono i diritti e i limiti per cui il lavoratore che viene messo alla porta in modo illegittimo e decide di fare richiesta al giudice (entro 180 giorni dal momento in cui viene impugnato e non più di 270, dopo la riforma del 2012) al fine di essere reintegrato o per chiedere un risarcimento. Pertanto, quando viene appurata la “illegittimità” del licenziamento, lo Statuto dei Lavoratori parla di mancata “giusta causa”, di motivo valido oppure di discriminazione.

E quando manca la “giusta causa” oppure il licenziamento è discriminatorio o nullo – adottato in disprezzo del diritto al credo religioso, alla maternità o paternità, agli orientamenti sessuali, alle adesioni sindacali o alle opinioni politiche – scatta la “tutela reale piena”: il dipendente viene ricollocato sul medesimo posto, ruolo e stipendio precedente al licenziamento illecito.

 

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Per i dipendenti pubblici, quindi, tale norma rimarrebbe in vigore. La stessa ministra della Funzione Pubblica, Marianna Madia, sul punto ha più volte ribadito: per i dipendenti pubblici rimane la versione originale dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Una posizione politica netta, che i tecnici del ministero stanno traducendo in un dispositivo-deroga.

Anche una recente sentenza della Cassazione sul tema ha scartato la possibilità di applicare le modifiche (almeno con riferimento alla legge Fornero): qualora non dovesse scatta la reintegra sul posto di lavoro, allora c’è l’equo indennizzo.

“Ma chi paga nel pubblico, a differenza del privato, è la collettività, è questo il ragionamento seguito da Madia, sin da quando si è posta la questione. Inoltre nel caso del dipendente pubblico c’è da difendere più di un valore costituzionale (imparzialità, autonomia, indipendenza)”, precisa ancora l’Ansa

Non tutti però la pensano allo stesso modo: c’è chi chi sostiene che in virtù della legge vigente le modifiche apportate dal Jobs act valgano anche per gli statali, tra questi in prima fila c’è il senatore e giuslavorista Pietro Ichino: un parere autorevole, ma con ogni probabilità insufficiente.

Alessandro Giuliani

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