La cancellazione della chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici, frutto di un accordo Miur-sindacati, sinora ha raccolto solo consensi. Anche da parte del ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, secondo il quale la sua applicazione era risultata “inefficiente”. C’è chi, però, va controcorrente: sono gli stessi presidi, o meglio, è il primo sindacato dei dirigenti scolastici, l’Anp, ad opporsi all’accordo.
Secondo Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, con la cancellazione della chiamata diretta degli insegnanti, “ancora una volta si pretende di modificare una norma di legge imperativa con un accordo contrattuale tra parti, cosa che nel nostro ordinamento non sarebbe consentita. Se il parlamento ha fatto una legge come fanno due parti a decidere che questo istituto va abbandonato?”.
Giannelli tiene a dire, a nome degli iscritti che rappresenta, che i dirigenti scolastici non sono “innamorati di questo istituto in quanto tale, questa abrogazione può far comodo anche ai presidi che hanno un obbligo in meno, il problema è che fa male all’utenza”.
“L’istituto della chiamata diretta – continua Giannelli – era positivo: consentiva di scegliere i docenti più adatti per l’offerta formativa della scuola, permetteva insomma di adattare il servizio alle esigenze dei ragazzi. Tuttavia è stato svuotato di contenuti perchè, per mezzo di accordi, si è consentito ai docenti di spostarsi e accedere alla mobilità straordinaria e questo ha portato via dalle scuole gran parte dei docenti che i dirigenti avevano scelto, spesso rinunciando alle loro ferie”.
A ben vedere, tuttavia, dopo un primo anno di accoglimento acritico della procedura, il successivo è stato contrassegnato da diversi rifiuti, o meglio “aggiramenti”, di applicazione della norma.
Lo stesso rappresentante dell’Anp ricorda che “nel 2016 molti dirigenti rinunciarono alle ferie ma poi ai primi di settembre, grazie ai contratti sulla mobilità, i docenti scelti se ne andarono e quindi l’istituto giuridico della chiamata diretta è stato già allora svuotato di contenuto; lo stesso è avvenuto anche lo scorso anno. Oggi hanno voluto sancirlo”.
Giannelli, quindi, chiede: “Il servizio scolastico per chi esiste? Se non vogliamo un miglioramento della qualità del servizio basta che ne siamo consapevoli. Evidentemente, il Miur ha l’idea che l’istituto della chiamata diretta non dia un vantaggio alla qualità del servizio”.
L’impressione, però, è un’altra: l’operazione, peraltro a costo zero, era indispensabile per dare una prima risposta politica alle richieste di chi ha portato M5S e Lega a governare.
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