La notizia, non inattesa, è stata accolta dai docenti delle medie con differenti sentimenti. C’è chi è d’accordo perché vede nella nuova architettura scolastica un decisivo passo in avanti e chi invece è decisamente contrario ritenendo la riforma fonte di grossi problemi e causa di distruzione di tutto quanto sino ad oggi è stato fatto perché dettata dal desiderio di voler in fretta cambiamenti ad ogni corso. E c’è anche chi preferisce non formulare giudizi, chi si dimostra indifferente o rassegnato visto che “non c’è più nulla da fare”. In tutti aleggia però un po’ di rammarico, di nostalgia e di timore.
Era il 31 dicembre del 1962 quando con la legge n. 1859 veniva istituita la media unica. Molti degli alunni che per primi frequentarono nell’anno scolastico 1963/64 la nuova scuola insegnano oggi nelle secondarie di primo grado. Quasi cinquantenni ripensano al periodo in cui sono stati studenti e poi alla loro azione di professori in un grado scolastico che è stato messo a riposo. Spesso hanno alle spalle una lunga esperienza tra i preadolescenti, hanno vissuto momenti tristi e momenti belli, partecipato alle innovazioni di cui la media nel corso degli anni si è via via arricchita. Sono preoccupati per il loro futuro, per la sede, per il ruolo unico, ma sono anche amareggiati perché la media, confluendo nei sette anni dell’istruzione di base, perde la sua fisionomia di scuola secondaria. Riconoscono che spesso non ha funzionato a dovere, ma non sono convinti dovesse essere messa definitivamente a riposo. Di fronte alle incognite del futuro, nutrono però la certezza che la scuola media lascia un’eredità che deve essere raccolta e non sperperata.
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