A Novara sembra non esserci posto in nessuna scuola per un bambino con Adhd, disturbo da deficit di attenzione/iperattività. Questa la denuncia di una madre a La Stampa, che ha illustrato tutte le difficoltà che sta affrontando per garantire a suo figlio, di 11 anni, il diritto all’istruzione.
La richiesta di iscrizione dell’alunno è stata respinta da tante scuole medie. “Il motivo è discriminatorio in parte perché è un problema dell’intero sistema, non della città in sé. Mio figlio è certificato Adhd ed è anche riconosciuto come Dsa, cioè con disturbi specifici dell’apprendimento. Assume anche dei farmaci ed è leggermente discalculico, disgrafico e dislessico”, ha spiegato.
La donna si trova in difficoltà a poco più di un mese dall’inizio delle lezioni: “Tra gennaio e febbraio l’ho iscritto alle medie di Carpignano Sesia perché sapevo di dovermi trasferire, non conoscevo ancora la destinazione e per non perdere tempo ho dovuto agire. Ora ci troviamo a Vignale, perciò ho cominciato il giro delle sette chiese cercando un posto per lui”.
Le risposte delle scuole? “Hanno già raggiunto il tetto massimo di alunni certificati e non ne possono aggiungere altri. A Novara ci ritroviamo con classi numerose, anche di 26 alunni, perché alcune sezioni chiudono e si ritrovano a dover accorpare i ragazzi. Questo genera già un sovraffollamento, che rende ancor più difficoltoso l’inserimento di studenti come mio figlio. Se poi poniamo un tetto di persone con Adhd o Dsa che la scuola può accettare, fornendo di conseguenza fondi e strumenti solo per quel numero specifico, ci troviamo davanti a un dato di fatto: le scuole, per chi ha quei disturbi, sono a numero chiuso. Ed è inaccettabile”, questa la denuncia.
La donna si trova di fronte ad un bivio: la prima alternativa è tentare di far frequentare a suo figlio l’istituto dove lo ha iscritto a gennaio. Ma, come ha spiegato, è quasi impossibile: “Sono 50 chilometri tra andata e ritorno e le medie non dispongono di pre e post scuola come le elementari. Dovrei pagare qualcuno, ma è un suicidio economico che dovrei affrontare per colpa dello Stato”.
La seconda opzione sembra più fattibile, ma non meno problematica: “Mi sto informando per la scuola parentale, cioè con lezioni fatte direttamente a casa con esami a fine anno per valutare il livello di apprendimento. Però significa che dovrebbe rinunciare a stare in classe con dei compagni, alla socialità, esperienze fondamentali in questa fase della vita. Finché il sistema funzionerà così, sarà sempre più arduo trovare spazi per chi è svantaggiato”, ha concluso amaramente.
Su questi argomenti il corso Adhd: strategie di intervento in classe, a cura di Marco Catania, in programma dal 14 settembre.
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