Stefano Rossi, psicopedagogista scolastico, formatore e saggista, ha pubblicato pochi mesi fa la sua ultima fatica: “Lezioni d’amore per un figlio, accompagnare i ragazzi nei labirinti dell’adolescenza“, edito da Feltrinelli. Come dichiarato dallo stesso autore nell’introduzione, il testo si rivolge ai genitori, alle prese col mare in burrasca dell’adolescenza, ma anche agli insegnanti, che si confrontano ogni giorno con problematiche sempre più complesse.
Intervistato da Focus-Scuola, Stefano Rossi si dichiara alla ricerca di nuove strade per costruire un’intesa con gli alunni adolescenti. Ma la parola “adolescenti” racchiude un vasto arcipelago costituito da tanti isolotti quanti sono i ragazzi e le ragazze che costruiscono con fatica la loro identità. Chi insegna lo sa bene: ci sono i ragazzi brillanti ed estroversi simpatici ed empatici, quelli sempre brillanti ed estroversi che fanno, però, di tutto per essere antipatici e respingenti, così come ci sono gli alunni apatici, apparentemente disinteressati a tutto quanto accade attorno a loro, o al contrario quelli sempre con la mano alzata pronti a rispondere alle domande del docente e altri ancora che rispondono solo se interrogati. Per non parlare dei ragazzi con situazioni più complesse e delicate.
Quali sono questi labirinti nei quali gli adolescenti vagano alla ricerca dell’uscita? Stefano Rossi ne introduce l’idea nelle prime pagine del suo ultimo saggio: “I nuovi adolescenti devono far nascere se stessi in un mondo diverso da quello in cui siamo cresciuti noi: un mondo stabile. Siamo nati su una terraferma e sotto un cielo nel quale splendevano valori chiari, etici e morali. Gli adolescenti di oggi non hanno questa fortuna. A loro è chiesto di nascere nel mare aperto, in un mondo precario e instabile dove si è imposto un comandamento feroce: vincere, brillare, eccellere… e a qualsiasi costo. Sotto questa pressione, la mente e il cuore sono facile preda di ansia, insicurezza, senso di inadeguatezza, vergogna, rabbia, paura e tanti altri labirinti anti-evolutivi, nei quali è facile perdersi”.
Come aiutarli dunque? Come fornire loro le coordinate perché non rimangano invischiati troppo a lungo (se non per sempre…) in questi labirinti?
Nella sua intervista a Focus-Scuola, Rossi individua – a titolo esemplificativo – due tra i tanti labirinti sui quali i docenti sono chiamati a lavorare: uno è il labirinto della demotivazione. Vi si perdono quei ragazzi chetirano i remi in barca, sono apatici, passivi, si sentono già sconfitti in partenza e quindi non si impegnano. Si potrebbe partire – suggerisce Rossi – dal racconto di storie di persone che, contro ogni pronostico, sono riusciti a dare un senso alla propria vita, in particolar modo quando questa è segnata dalla malattia. La storia, per esempio, di Sammy Basso, che nasce in un corpo già anziano e che invecchia molto rapidamente. Un ragazzo che avrebbe – sottolinea lo psicopedagogista – “tutte le carte in regola per perdersi nel labirinto della demotivazione, dell’auto-commiserazione. Invece, nonostante questa partenza difficile, ha deciso di scrivere in prima persona le pagine della sua vita. Si è laureato in biologia, ora è un divulgatore e uno studioso della propria condizione e il suo sorriso illumina le stanze”.
“È una piccola storia – conclude Rossi – per stimolare i nostri ragazzi a capire che le persone invincibili non sono, come vuole la società della prestazione, le persone che vincono sempre. Sono quelle che non si lasciano vincere dalle cadute. Devi capire che non sei padrone del tuo destino, nessuno di noi lo è, non lo è neanche Sammy, ma tu sei padrone di come scegli di rispondere al destino, diventando una penna coraggiosa che scrive la propria vita”.
Un altro labirinto, seppur di segno contrario, è quello del perfezionismo: ci cadono dentro quei ragazzi la cui autostima è tutta fondata sul voto, sulle metriche del risultato. Una scelta molto pericolosa perché questi ragazzini sono ossessionati dall’idea che se non arrivano primi non valgono nulla. Sono costantemente in ansia e alla prima caduta, al primo voto più basso rispetto a quello di un compagno, si sbriciolano. “Bisogna insegnare ai ragazzi – dichiara Rossi – che il perfezionismo non è una qualità, è un labirinto dell’anima perché i cosiddetti ‘studenti medaglia d’oro’ hanno una falsa autostima.
Insomma, a questo punto non andiamo oltre per non togliere, a chi lo vorrà, il piacere di leggere un libro che potrà offrire consigli e stimoli a genitori e docenti, ogni giorno alle prese con le tempeste adolescenziali.