Ritirarsi dal mondo, rifiutare ogni contatto, un modo per fuggire da una situazione invivibile. È uno dei fenomeni che si sta verificando ai figli di rifugiati siriani in Svezia a cui è stata rifiutata la domanda di asilo. Una sindrome che è stata ribattezzata “della rassegnazione” o “del sonno profondo” e che fa cadere i minori in uno stato di torpore profondo con incapacità di rispondere a qualsiasi stimolo. Uno stato causato dalla profonda sofferenza mentale che sfoga nel corpo.
Non si tratta di un disturbo psicologico a livello ufficiale ma si parla di “contagio emotivo al diffondersi di un medesimo disturbo tra bambini di uno stesso gruppo esposti a condizioni simili. Casi simili a forme particolari di catatonia, spiega al ‘Corriere della Sera’ il direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Sociosanitaria di Lodi Giancarlo Cerveri.
Succedeva anche nei campi di concentramento nazisti che alcuni internati si addormentarono senza svegliarsi più, così come alcuni adolescenti laotiani negli anni Ottanta, negli Stati Uniti. Per far riprendere da questa sindrome, bisognerebbe concedere alle famiglie un permesso di soggiorno, anche se non è detto che i bambini, pur sentendo ciò che gli viene detto, lascino il loro mondo chiuso e si riprendano immediatamente dal trauma.
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