Come se non bastassero le innumerevoli forme di ansia che complicano la vita scolastica dei nostri alunni – ansia da compito, da interrogazione, da prestazione, fino a quelle più gravi che si configurano come vere e proprie patologie – una nuova forma di inquietudine attanaglia oggi gli adolescenti: è stata chiamata eco-ansia o ansia climatica, in poche parole una sensazione di angoscia provocata dalla paura dei cambiamenti climatici. Non si tratterebbe di una preoccupazione generica, ma di una vera e propria paura che deteriora la quotidianità di chi ne soffre: insonnia, attacchi di panico, difficoltà di concentrazione al lavoro o a scuola. Sì, anche a scuola, se prendiamo per buoni i risultati di una recente ricerca internazionale pubblicata dalla prestigiosa rivista scientifica Lancet. Sei su dieci degli oltre diecimila giovani tra i 16 e i 25 anni intervistati in vari Paesi del mondo (Australia, Brasile, Finlandia, Francia, India, Nigeria, Filippine, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti) hanno dichiarato di sentirsi molto preoccupati per il futuro del pianeta e per questo lamentano stati di tristezza, ansia, addirittura sensi di colpi, perché si sentono corresponsabili – a causa dei loro cattivi comportamenti – del degrado ambientale.
Che poi, se vogliamo, questo fenomeno non è così nuovo: pensate che già all’inizio del nuovo millennio, intorno al 2003, il filosofo Glenn Albrecht dell’università di Newcastle in Australia aveva coniato il termine “Solastalgia”, nato dalla fusione del termine latino ‘solacium’ (conforto) e del greco ‘algia’, come a dire “nostalgia del conforto”. Si tratta di una parola che arriva dalla pratica clinica e psicologica e indica il dolore che proviamo quando l’ambiente in cui viviamo è stato distrutto. Secondo Albrecht significa: «La nostalgia di casa che si prova quando si è ancora a casa».
In pratica, come sottolinea la rivista online Wise Society, la definizione di Solastalgia è: il senso di impotenza che annulla ogni energia, alla disperazione di aver perduto tutto, alla percezione che non ci sia un futuro, quando tutto ciò è determinato da un disastro ambientale riconducibile al cambiamento climatico.
Allora non stupiamoci più dell’enorme successo del movimento Fridays For Future che tra l’altro ha già indetto un nuovo sciopero globale per il clima il prossimo 3 marzo. I giovani, come sempre, sono più sensibili alle tematiche ambientali e sarà – si spera – grazie a loro se i Governi di tutto il mondo capiranno che non c’è più tempo da perdere per favorire politiche climatiche serie e coerenti con gli obiettivi da raggiungere.
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