Attualità

Adolescenti non vaccinati super discriminati. È giusto che siano “puniti” ed esclusi da tutto?

Tempi duri per i no vax, lo sappiamo. Non potranno fare più nulla, neppure lavorare o prendere un mezzo pubblico. Ma, fino a un anno fa, non sarebbe stato immaginabile neppure nel più inquietante film di fantascienza tutto quello che è stato imposto o negato anche agli adolescenti, figli di genitori che rifiutano il vaccino.

Eppure è legge dello stato. Dal 10 gennaio, i ragazzi che vanno a scuola, non possono salire sui mezzi pubblici senza il “super green pass”, cioè devono essere vaccinati o guariti. Secondo le stime fatte, potrebbero essere più di mezzo milione gli studenti esclusi dal servizio “essenziale” del trasporto pubblico.

A scuola poi, in caso di quarantena, gli studenti non vaccinati sono sottoposti a trattamenti differenziati.  Nella secondaria di I e II grado, se avvengono due contagi nella stessa classe, è prevista la Dad per chi non è in regola con il ciclo vaccinale, mentre per tutti gli altri è prevista la prosecuzione delle attività in presenza con l’auto-sorveglianza e l’utilizzo di mascherine FFP2. Discriminatorio e in violazione di qualsiasi cautela sulla privacy. Che si potesse arrivare a tal punto, fino a poco tempo fa, non sarebbe mai passato per l’anticamera del cervello a nessuno che operi in una scuola. Oggi questa è la norma.

Sempre dal 10 gennaio, i ragazzi non in regola con il ciclo vaccinale sono esclusi da qualunque attività ludica, ricreativa, sportiva, culturale. Non possono più giocare la partita di calcio, né frequentare il corso di musica, di danza, di ginnastica. Vaccinati, guariti, o niente. Neanche più la possibilità dei pur onerosi tamponi, che le famiglie erano disposte a eseguire.

Con il decreto legge del 29 dicembre 2021, il governo ha introdotto misure urgenti e stringenti per il contenimento della diffusione dell’epidemia da Covid-19, imponendo l’obbligo di super green pass per tutta una serie di attività, che riguarda non solo gli adulti, ma anche gli over 12 appena adolescenti.

I ragazzi non possono fermarsi al bar quando escono da scuola, neppure all’aperto, non possono più frequentare piscine o palestre, né praticare sport di squadra. Niente cinema, né stadio, né luoghi di cultura, né parchi di divertimento. Neppure la possibilità di fare una sciata in montagna dopo due anni di chiusura delle piste da sci.

C’è chi si lamenta e scrive

Qualche giornale locale ne ha dato notizia, non ripresa da altri media più importanti. Circa una settimana fa, tremila genitori di giovani atleti italiani hanno inviato una lettera aperta al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Ministro della Salute, a varie Istituzioni per richiamare l’attenzione sulla condizione dei propri figli minorenni che dal 10 gennaio non possono più partecipare alle attività sportive, perché non vaccinati per motivi di varia natura. Gli ultimi decreti del governo impongono nuove restrizioni anche ai ragazzi che fanno sport, senza considerare quanto la pratica sportiva sia fondamentale per la loro crescita.

Secondo i firmatari, il Ministero della Salute avrebbe dovuto mettere in atto ogni sforzo affinché nessuno sportivo fosse fermato o escluso, visto che molti, già da mesi, si sottoponevano regolarmente ai tamponi per poter seguire l’attività.

È chiaro, infatti, che dopo due anni di lockdown, con i dati allarmanti che sono emersi sui problemi psicologici vissuti da tanti adolescenti, queste ulteriori misure restrittive e discriminatorie avrebbero conseguenze devastanti, bloccando percorsi formativi in un’età di sviluppo.

Mettiamo pure che il governo ritenga necessario vaccinare tutti “whatever it takes”, costi quel che costi, rompendo le scatole ai no vax per costringerli al vaccino. Ma è giusto che siano “puniti” in questo modo anche i ragazzi?

Il monito di Amnesty International Italia

Riguardo alle ultime misure del governo Draghi, che fra super green pass e obbligo vaccinale incidono pesantemente sulle libertà individuali, il 14 gennaio scorso un comunicato stampa di Amnesty International Italia ha ammonito che gli interventi  per il contenimento della pandemia devono sempre essere ancorati ai principi di legalità, legittimità, necessità, proporzionalità e non discriminazione. “Qualsiasi politica di salute pubblica, inoltre, deve essere basata sull’evidenza scientifica più aggiornata e verificabile, motivata da comprovate ragioni oggettive e accompagnata da metodi di comunicazione chiari e trasparenti”.

Per quanto riguarda il Green Pass rafforzato recentemente approvato, deve trattarsi di un dispositivo limitato nel tempo e il governo deve continuare a garantire che l’intera popolazione possa godere dei suoi diritti fondamentali, come il diritto all’istruzione, al lavoro e alle cure … In ogni caso, Amnesty International Italia chiede che siano previste misure alternative – come l’uso di dispositivi di protezione e di test Covid-19 – per permettere anche alla popolazione non vaccinata di continuare a svolgere il proprio lavoro e di utilizzare i mezzi di trasporto, senza discriminazioni”.

Anna Maria Bellesia

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