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Aeratori in classe, tutti li vogliono nessuno li installa: lezioni pure quest’anno con le finestre aperte. Gimbe: non usate la pandemia per fini elettorali

I ricoveri da Covid “in area medica e in terapia intensiva non hanno ancora raggiunto il picco e soprattutto i decessi continuano ad aumentare”: occorre “predisporre subito un piano per il prossimo autunno e inverno”. Si rivolge alla politica Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, parlando dei pericoli di recrudescenza della pandemia subito dopo l’estate.

Cartabellotta dice “no alle strumentalizzazioni della pandemia in campagna elettorale”, perché “con l’arrivo dei primi freddi assisteremo verosimilmente ad un nuovo aumento della circolazione virale”.

Le preoccupazioni di Gimbe

E torna a preoccuparsi dei mancati interventi nelle scuole: “in assenza di investimenti sui sistemi di aerazione e ventilazione nei locali al chiuso”, la circolazione del virus potrà solo “essere ridotta solo attraverso l’utilizzo di mascherine FFP2″.

Ancora di più perché “la popolazione a rischio di malattia grave è molto numerosa e aumenta man mano che ci si allontana dalla terza dose: al 27 luglio, prendendo in considerazione over 60 e fragili, si contano 896 mila non vaccinati, 1,94 milioni senza la terza dose, 14,4 milioni senza quarta dose”.

Pertanto “è indispensabile predisporre adesso il piano di ‘preparedness’ per l’autunno-inverno, perché la strumentalizzazione elettorale della gestione pandemica può compromettere la salute delle persone più fragili”.

Gimbe ricorda, quindi, che “l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in Europa propone di puntare su cinque aspetti: aumentare le coperture con tre dosi nella popolazione generale; offrire la quarta dose alle persone a rischio; promuovere l’uso delle mascherine al chiuso e sui mezzi pubblici; areare gli spazi pubblici affollati, quali scuole, uffici, bar e ristoranti; applicare rigorosi protocolli terapeutici per le persone a rischio di malattia grave”.

Mancano ancora le linee guida

L’appello di Gimbe appare più che motivato. Come già detto alcuni giorni fa durante la trasmissione Che giorno èin onda su Rai Radio 1 condotto da Francesca Romana Ceci e Massimo Giraldi, a proposito dei temi caldi relativi alla scuola e alla terza riapertura degli istituti in epoca di Covid, la scuola durante il Covid non ha mosso un dito senza aver prima sentito il Comitato tecnico scientifico, che però sugli aeratori, in particolare, non ha mai fornito indicazioni perentorie ma solo raccomandazioni.

Poi, il Cts si è riunito per l’ultima volta il 30 marzo scorso ed è stato sciolto a seguito della cessazione dello stato di emergenza Covid-19.

Sino ad oggi, i pochi istituti che hanno installato sistemi di aerazione in classe, dalle stime di Gimbe non oltre il 3% lo hanno fatto di loro iniziativa, grazie a fondi locali o regionali. Parliamo di pochissimi istituti scolastici, a fronte di 42mila plessi.

Nel frattempo, dal ministero della Salute si attendevano quindi le linee guida: ma siamo fermi a delle bozze, che tra l’altro sembra che indichino i presidi come responsabili. Invece sono gli enti locali: i Comuni per scuole infanzia, primarie e medie. Le Province per le superiori.

Il problema dei fondi necessari

Poi c’è il problema dei fondi necessari per installare gli aeratori: siamo fermi a 150 milioni, approvati con uno dei vari decreti Sostegni: servivano per termoscanner ed aeratori.

Sembra che per ogni aula scolastica occorra spendere tra i mille e i duemila euro: servirebbe, quindi, circa 700 milioni di euro, solo per partire. Poi vi sono altri fondi da destinare alla pulizia e alla manutenzione dei dispositivi.

Probabilmente, quindi, servirebbe un investimento di un miliardo, forse anche un miliardo e mezzo. Tanti soldi, che però ridurrebbero di molto il rischio di propagazione del virus e migliorerebbero la qualità delle lezioni a scuola, dove si prospetta un altro anno con le finestre sempre aperte.

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Alessandro Giuliani

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