Dopo due anni di pandemia il problema dell’aereazione nei luoghi scolastici non è stato affrontato, quindi tantomeno risolto.
Dal 2020 ogni inizio dell’anno scolastico è sempre lo stesso: fine estate con bassa diffusione dei contagi, che aumentano vertiginosamente con l’avvicinarsi dell’inverno fino a raggiungere picchi molto alti.
Ma come mai il problema della messa in sicurezza degli ambienti chiusi viene così tanto trascurato?
Di chi è la responsabilità?
Secondo quanto afferma Repubblica, in parte, ad essere responsabile della situazione è l’Oms, che “a dispetto delle evidenze scientifiche disponibili fin dall’estate del 2020, ha prima negato la possibilità della trasmissione aerea (addirittura squalificandola come fake news), poi la ha ammessa come mera eventualità, e solo di recente – quando era troppo tardi – ha cominciato a prenderla sul serio”.
Si tratta di un problema di costi?
Sempre secondo Repubblica, il motivo alla base della non scelta di occuparsi di questa situazione è legato a una questione economica, in quanto il costo va da 0.5 a 2 miliardi, a seconda delle tecnologie.
Altra prospettiva che è stata presa in considerazione è quella legata agli esperti, tutti di estrazione medica e, di conseguenza, con poche conoscenze scientifiche al di fuori del loro ambito.
Tutto questo fa pensare che per il quarto anno scolastico dalla diffusione del virus, ci si trova ancora una volta in ritardo, anche perché occorrono almeno sei mesi per attrezzare le aule per tempo tra procedure burocratiche, scelta dei macchinari ed interventi edilizi.