Strano, ma vero. Secondo quanto riporta “Solo Affitti e Nomisma”, “la migrazione degli insegnanti muove il mercato degli affitti”. La “Buona Scuola” (la famigerata legge 107), ha creato una bolla immobiliare, facendo schizzari in alto i costi delle case in affitto al centro e al Nord Italia. Mentre le tariffe registrano una virata in negativo al Sud.
Il mercato immobiliare nel 2016 in Italia si è mosso a macchia di leopardo, con delle contrazioni dei valori delle case in affitto al Sud e sostanziosi aumenti dal centro in su. I picchi degli aumenti si registrano a Trieste (dove le case costano il 10.3 per cento in più dello scorso anno), Trento e Venezia, con il 6,3 e il 2,1 in più.
L’esodo dal Sud di decine di migliaia di insegnanti ha fatto lievitare il costo delle case in affitto proprio nelle regioni dove quei docenti sono stati trasferiti, spesse volte in ragione dell’ormai famigerato “algoritmo” nascosto, trappola infernale che ha mietuto parecchie vittime. In tutti i sensi.
Un aumento, secondo il rapporto “riconducibile al maggior numero di lavoratori ‘trasfertisti’ che molte agenzie Solo Affitti hanno riscontrato negli ultimi mesi”. In questo senso ha avuto un peso il ‘movimento’ dal Sud Italia degli insegnanti che, all’inizio dell’anno scolastico, sono stati assegnati nelle sedi definitive del Nord, e che hanno dovuto gestire in tempi rapidi il trasferimento cercando una nuova abitazione.
Parallelamente si è registrato rispetto all’anno scorso un incremento del fenomeno delle condivisioni (13%), che risulta particolarmente diffuso a Venezia (30%), Bologna (22,3%), Cagliari (25%), Milano (20,8%) e Trento (20%).
Le città dove è più diffuso il fenomeno di chi va in affitto per motivi di lavoro sono Trieste e Perugia, con una quota del 40% ciascuno, seguite da Cagliari e Catanzaro (35%), Milano (33,3%) e con una quota del 30% ciascuna Bari, Bologna e Genova.
Le città dove è più diffuso il fenomeno di chi va in affitto per motivi di lavoro sono Trieste e Perugia, con una quota del 40% ciascuno, seguite da Cagliari e Catanzaro (35%), Milano (33,3%) e con una quota del 30% ciascuna Bari, Bologna e Genova.
In realtà, la situazione non è del tutto omogenea. Ci sono storie di segno opposto. Chi è stato assegnato in piccole località di provincia ha avuto la “fortuna” di trovarsi di fronte a situazioni di ristagno economico. Un fattore che ha calmierato le tariffe. Nessuna pietà, invece, per chi è stato destinato a centri medi e grandi, dove la dura legge del mercato, come spiega il re
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