Le donne afghane potranno accedere all’istruzione, compresa l’università, sotto il dominio dei talebani. Migliaia di scuole continuano a funzionare. Lo assicura uno dei portavoce dei talebani, Suhail Shaheen, dichiarando anche, a Sky News, che le donne dovranno indossare l’hijab ma non il burqa.
A queste dichiarazioni si aggiungono quelle dell’altro portavoce, Zabihullah Mujahid, nella prima conferenza stampa dopo la presa di Kabul: “Momento di orgoglio per intera nazione, non discrimineremo le donne“.
Parole che se fossero vere e verificabili sarebbero rassicuranti, ma che in questa fase non riescono a stracciare il velo di angoscia che ci avvolge tutti, empaticamente, per la situazione dell’Afghanistan.
Il mondo intero è in ansia per il popolo afghano. Per le donne soprattutto, che dopo 20 anni di libertà, di lavoro, di sogni, potrebbero tornare recluse, costrette a scegliere tra il burqa o essere uccise.
Secondo quanto riferito dalla Bbc – riporta l’associazione IPAZIA libere donne – in alcune aree conquistate dai talebani, alle donne non è permesso uscire di casa senza indossare il burqa e sta circolando l’ordine di non uscire se non accompagnate da un maschio. Alle lavoratrici è stato detto che il loro impiego sarà ora svolto da uomini. Nel frattempo a Kabul gli imbianchini stanno coprendo le foto delle modelle dai cartelloni pubblicitari. Senza contare la situazione di chi in questi anni ha ricoperto ruoli politici o di spicco sul fronte professionale e sociale e che adesso attende il sopraggiungere di vere e proprie spedizioni punitive.
Zarifa Ghafari, ad appena 27 anni, è la sindaca più giovane dell’Afghanistan, una delle poche donne ad aver mai ricoperto un incarico governativo. All’indomani della presa di Kabul ha dichiarato: sto solo “aspettando che i talebani vengano a uccidermi. Sono seduta qui in attesa che arrivino. Non c’è nessuno che aiuti me o la mia famiglia. Sto solo seduta con loro e mio marito. Non posso lasciare la mia famiglia. E comunque, dove andrei?”.
Sono innumerevoli le organizzazioni no profit che in questi giorni si muovono per raccogliere fondi o informazioni su donne che sembrano scomparse nel nulla, invise a quello che si è proclamato Emirato islamico.
La comunità internazionale è sbigottita e mette sotto accusa lo stesso Biden, che ha programmato un’uscita degli Usa dall’Afghanistan senza un piano reale, praticamente una ritirata, che ha consegnato di fatto il Paese ai Talebani.
Anche in Italia ci si interroga sui nuovi assetti mondiali. “Sulla crisi afghana l’Europa sarà all’altezza”, ha assicurato il presidente del Consiglio Mario Draghi, che alle famiglie dei nostri caduti in Afghanistan rivolge un messaggio di affetto: “L’Italia ha perso 54 soldati nel corso di questi venti anni” in Afghanistan e ha avuto “circa 700 feriti. Alle loro famiglie voglio dire che il loro sacrificio non è stato vano: hanno difeso i valori per cui erano stati inviati, hanno difeso le libertà fondamentali, hanno difeso i diritti delle donne, hanno fatto operazioni per prevenire il terrorismo, hanno fatto del bene attraverso le migliaia di opere umanitarie che sono state fatte in questi anni in Afghanistan e che, sono certo, lasceranno una traccia profonda nella società afghana. Per me, per tutti noi, per tutti gli italiani, e lo dico alle loro famiglie con affetto sincero, sono eroi”.
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