La recente e discussa, visto il complesso e polivalente ruolo dell’Occidente in Medio Oriente, presa di potere da parte delle forze talebane in Afghanistan, ha permesso la stringente applicazione delle norme e della morale islamica all’interno non solo di mere istituzioni pubbliche – nonostante le iniziali promesse rivolte alle autorità internazionali – ma anche di private, come attività commerciali, negozi, scuole religiose e non, centro di un paese democratico sino, oramai, ad un quarantennio fa.
La breve compagine socialista, tra luci ed ombre, di Khan aveva garantito, tra lo sviluppo economico e culturale in chiave di lotta serrata al terrorismo di matrice islamica, un chiaro inserimento delle donne nella società, a partire da scuole ed università con un fine di renderne medesimi gli obiettivi e le opportunità in campo accademico e professionale. Il ritorno ad uno stato islamico e l’abbandono definitivo dell’approccio laico rappresentano un inferno per quelle donne desiderose di progredire, anche e soprattutto a scuola.
Mentre le scuole in tutto l’Afghanistan si preparano per il nuovo anno accademico la prossima settimana le ragazze in età scolare devono poter tornare in classe dopo un divieto di istruzione di 18 mesi, hanno affermato in una nota congiunta le ONG, tra cui Save the Children.
Un fallimento da parte dei talebani nell’invertire questo divieto alimenterà i matrimoni precoci, escluderà metà delle generazioni future dalla forza lavoro e radica ulteriormente le famiglie nella povertà, con un impatto profondamente dannoso sul futuro del paese, ha affermato l’Organizzazione internazionale per i diritti dell’infanzia. A più di 3 milioni di ragazze precedentemente iscritte alla scuola secondaria è stato negato il diritto all’istruzione dopo la presa del potere da parte dei talebani ed il relativo rinnovo delle iscrizioni. Le Organizzazioni operanti nel paese chiedono che il divieto venga revocato immediatamente e che le ragazze abbiano pieno accesso all’istruzione quando le lezioni riprenderanno il prossimo 21 marzo.
“L’Afghanistan è l’unico paese al mondo che ha bandito l’istruzione dalle ragazze al di sopra della prima media”, ha affermato con tono grave e appassionato il Direttore di Save The Children in una conferenza stampa congiunta con associazioni di categoria. Ciò che preoccupa UNICEF ed altri Osservatori, oltre ai fondamentali diritti negati, è lo status degli insegnanti impossibilitati ad ottemperare alla loro missione, spesso con il rischio di essere radiati dagli ordini professionali.
“Ogni giorno in cui le ragazze non vanno a scuola è un giorno sprecato, non solo per loro, ma anche per le comunità che hanno un disperato bisogno di medici e insegnanti qualificati e per lo sviluppo economico a lungo termine dell’intero Paese. È fondamentale che le ragazze non vengano lasciate indietro alla riapertura delle scuole. Esortiamo i talebani a permettere alle ragazze di tornare a scuola senza ulteriori ritardi”, hanno affermato con forza i Direttori delle ONG impegnati sul territorio, al fine di evitare altre perdite e rallentamenti del progredire dei diritti umani nel paese, tra cui l’istruzione libera e pubblica.
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