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Afghanistan. Stop alle classi miste. E per le ragazze solo insegnanti donne o anziani virtuosi

Stop alle classi miste in Afghanistan. Nelle università pubbliche e private della provincia di Herat, nell’Afghanistan occidentale, non sarà più permesso alle ragazze stare nella stessa classe dei ragazzi. Lo hanno ordinato i Talebani nella loro “prima fatwa“, come riporta l’agenzia di stampa Khaama e rilancia AdnKronos.

Il mullah Farid, capo dell’istruzione superiore dell’Emirato islamico afghano, pare abbia sostenuto che la co-educazione debba cessare subito perché questo sistema è “la radice di tutti i mali nella società”.

Farid, prosegue l’agenzia, avrebbe anche suggerito che docenti di sesso femminile e uomini anziani “virtuosi” possano insegnare alle studentesse.

Gli effetti della ritirata degli Usa dal Paese non tardano, insomma, a mostrare le conseguenze più aberranti.

La decisione dei funzionari Talebani arriva al termine di un incontro di tre ore con i docenti universitari, titolari di istituzioni private. In risposta allo stop ordinato in modo perentorio, i docenti della provincia hanno argomentato che le università e gli istituti governativi sono in grado di gestire classi separate, mentre a causa del basso numero di studentesse gli istituti privati non possono permettersi di creare aule solo per ragazze.

Chiude l’asilo Montessoriano

Intanto, come riferisce La Repubblica, anche l’asilo Montessoriano di Kabul sbarra le porte. Domenica 15 agosto, infatti, la notizia dell’invasione della città da parte del gruppo talebano ha creato sconforto e panico, inducendo le insegnanti del Garden of flowers, asilo montessoriano, a chiedere ai genitori che venissero a riprendere i propri figli, con particolare riguardo ai bambini Hazara, che per la loro appartenenza all’Islam sciita, sono particolarmente invisi ai talebani e dunque in pericolo di vita.

“Abbiamo un piano B,” afferma Allison Lide, fondatrice della scuola, “faremo scuola a casa, di nascosto, le insegnanti apriranno le loro porte di casa come fino a due decenni fa”.

Carla Virzì

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