Se impensierisce il buio impenetrabile in cui è avvolta la tanto annunciata Riforma della scuola, ancor più preoccupante è ciò che trapela. Appare evidente che, ancora una volta, chi si propone di cambiare la scuola non ne conosce i meccanismi e quindi non è in grado di intervenire in modo fruttuoso. Alla fine la soluzione di comodo resta quella di riformare gli Organi collegiali e buttare fuori i genitori, così occhio non vede e cuore non duole.
In verità lasciano abbastanza perplessi le dichiarazioni del ministro Giannini su fatto che “I nostri tempi devono essere serrati perché l’impegno è quello di mandare la buona scuola in classe il primo settembre 2015”, e altrettanto le anticipazioni del sottosegretario Faraone, che vuole “mettere gli studenti al centro” con un curriculum opzionale durante l’ultimo anno delle superiori, l’introduzione di nuove materie, l’elaborazione dello ‘Statuto delle studentesse e degli studenti in stage’, come se fosse quella la risposta al grave problema della dispersione scolastica.
E i professori (dove saranno finite le maestre?) che devono essere professionisti e non “meri esecutori di compiti”, ma non possono realizzarsi professionalmente se non fuori dalla classe, come tutor o supporto organizzativo. Allora, ci chiediamo, a che serve?
L’unica cosa che condividiamo, come Associazione genitori A.Ge. Toscana, è quella di ridurre i dirigenti scolastici a “sindaci della comunità scolastica, non più manager”. Che finalmente al Ministero si siano accorti di ciò che asseriamo da tempo, ossia che, a fianco di tanti ottimi dirigenti scolastici, ce n’è una percentuale non minima che dà da pensare? Una parte che, in questo scorcio di 2015, è stata capace di dare vita a un bestiario come quello emerso dalle richieste di consulenza: a) una DS che ammette che offrire 36 ore alla primaria è illegittimo, ma non interverrà perché altrimenti le maestre si rivoltano; b) una maestra che lascia sole tre bimbe, una si rompe un dito e il DS dichiara che, nei panni della maestra, avrebbe fatto altrettanto; c) un Consiglio d’istituto che spiega al genitore neoeletto che il Piano dell’offerta formativa è sempre stato approvato senza che nessuno di loro lo avesse prima visto.
La prospettata riforma appare un progetto confuso, destinato a suscitare pesanti reazioni.
”Il pericolo è che, alla fine, si scelga ancora una volta la soluzione di comodo di riformare gli organi collegiali, estromettendo i genitori. I genitori sono il naturale antidoto contro tante illegittimità, e allora perché si vogliono mettere fuori gioco? –chiede Rita Manzani Di Goro, presidente A.Ge. Toscana- Praticamente non se ne parla, quasi che non costituiscano una componente scolastica. Inoltre troviamo fuorvianti i risultati diffusi in merito al questionario La Buona Scuola, in base ai quali ‘l’89% vorrebbe modificare gli organi collegiali, soprattutto per quanto riguarda le loro funzioni piuttosto che la composizione’ ”.
”Come si può –chiede ancora Di Goro- decidere di riformare il governo della scuola solo perché, a fronte di un singolo quesito con 5 possibili risposte molto variegate, la maggioranza dei partecipanti si è espressa a favore di: ‘Si dovrebbero modificare le funzioni degli organi collegiali armonizzandoli con i poteri decisionali del preside’, quando non erano presenti adeguate alternative, come poteva essere ad esempio ‘Si dovrebbero modificare le funzioni degli organi collegiali LIMITANDO i poteri decisionali del preside’?”
”Due anni fa 5.435 genitori di tutta Italia si mobilitarono contro la proposta di riforma Aprea, sottoscrivendo la petizione di A.Ge. Toscana. Adesso il Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori (Fo.N.A.G.S.), che ringraziamo, ha sottoscritto un documento in cui ripropone i medesimi contenuti, dimenticando però l’aspetto più importante, quello della formazione. Se nonostante ciò l’idea di estromettere le famiglie andasse avanti, contiamo di mobilitare un numero ben più grande di genitori, per chiedere al Governo di invertire la rotta. Intanto sono tutti già allertati” conclude Di Goro.
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