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Agenda 2030 ed educazione civica a scuola: quale terra lasceremo ai giovani e ai bambini di oggi?

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Sabato 7 e domenica 8 maggio a San Cristobal de las Casas, Chiapas, si sono svolti due giorni di incontro internazionale al CIDECI-UNITIERRA, Centro Indigena de Capacitación Integral, a conclusione di una carovana internazionale di circa 150 persone che ha compiuto il giro dello Yucatan, visitando le comunità indigene che si oppongono al Corredor Intraoceanico e al Tren Maya.

Come spesso succede nel sud del mondo i diritti delle popolazioni locali coincidono con la tutela dell’ambiente, mentre la costruzione di miniere, ferrovie, strutture turistiche e aree industriali, che prevedono la distruzione di foreste e villaggi, sono la pesantissima impronta di un sistema economico estrattivo e distruttivo, che ignora completamente il futuro del pianeta e delle giovani generazioni.

Proprio in quelle terre gli effetti del cambiamento climatico hanno già prodotto effetti evidenti.

Ciononostante la distruzione che il governo locale e l’economia di depredazione stanno producendo ai danni della Selva Maya, la più grande foresta americana dopo quella amazzonica, sono impressionanti.

Gli incontri internazionali tra capi di stato sulla sostenibilità si concretizzano poi in queste situazioni che privano territori e popolazioni locali di terra, foresta, acqua e aria, come spiegato in un articolo arrivato il 2 maggio da partecipanti italiani alla carovana.

Insegnare educazione civica e occuparsi degli obiettivi di Agenda 2030 dovrebbe contemplare anche far conoscere queste realtà, per fare in modo che i popoli nativi non si trovino soli a lottare per la loro e la nostra sopravvivenza. Soprattutto per quella dei più giovani.