L’ “Agenda Monti” di cui il nostro sito ha già dato notizia è certamente un documento di grande interesse che però pone non pochi dubbi e interrogativi.
“La scuola e l’università – si legge nel documento – sono le chiavi per far ripartire il Paese e renderlo più capace di affrontare le sfide globali. La priorità dei prossimi cinque anni è fare un piano di investimenti in capitale umano”.
Parole nobili, nobilissime, la domanda è d’obbligo: con quali iniziative concrete il professor Mario Monti pensa di raggiungere questi obiettivi ?
Anche l’aumento dell’orario di cattedra era stato presentato da Monti come una operazione finalizzata a migliorare la qualità del sistema di istruzione.
Monti parla anche di motivare i docenti e di riconoscerne il contributo, ma subito dopo sottolinea la necessità di “completare e rafforzare il nuovo sistema di valutazione centrato su Invalsi e Indire” e si spinge fino a prevedere “un premio economico annuale agli insegnanti che hanno raggiunto i migliori risultati”.
L’idea non piacerà di certo a gran parte del “popolo della scuola” che da anni combatte contro l’uso delle prove Invalsi e contro ogni altri strumento che possa in qualche modo “misurare” risultati e prestazioni.
Ed è facile prevedere che l’ipotesi non troverà d’accordo neppure i sindacati del comparto.
D’altronde lo schema di regolamento sulla valutazione e l’autovalutazione della scuola approvato a fine agosto dal Governo (e di cui non si è saputo più nulla) aveva avuto il via libera del Cnpi e di una parte del mondo sindacale solo perché non prevedeva né premi né altri meccanismi di incentivazione.
Il programma contenuto nell’”Agenda Monti” risulta dunque in controtendenza persino rispetto ad una precedente decisione del suo stesso Governo e proprio per questo appare debole e poco credibile.
Anche se, come si sa, in politica vale sempre la regola del “mai dire mai”.
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