La cosa suona strana, soprattutto se si va a scavare nella memoria storica di questi ultimi cinque anni di governi Berlusconi e Monti, e se si torna con la mente all’accesa campagna elettorale di febbraio 2013. Chi è che non ricorda la netta contrapposizione elettorale tra l’allora responsabile scuola del partito democratico Francesca Puglisi e la responsabile del comparto scuola del popolo della libertà Elena Centemero?
Mentre la Puglisi parlava di un rilancio della scuola italiana, lanciando un efficace slogan dal titolo : “l’Italia giusta si prepara a Scuola”, la cui direttrice principale era quella di attuare politiche volte a riportare gradualmente l’investimento per la scuola pubblica almeno al livello medio dei Paesi OCSE, cioè al 6% del PIL, invece in contrapposizione e molte più realistiche , lo diciamo oggi con il senno del poi, sono state le tesi portate avanti, durante la campagna elettorale, dalla Centemero, che sosteneva di essere contraria ai libri dei sogni e ricordava gli impegni presi con l’Europa che avremmo assolutamente dovuto rispettare.
Oggi invece il PDL condivide ufficialmente la decisione assunta dal Governo Letta e in particolare dal Ministro Carrozza di accompagnare l’avvio dell’anno scolastico con misure che , ancorché circoscritte, agevolino il funzionamento della scuola italiana. Vengono apprezziate, in particolare, le azioni politiche volte a trovare risorse finanziarie per garantire una adeguata presenza di insegnanti di sostegno, pur ravvisando la necessità di vigilare su una corretta definizione del fabbisogno onde evitare spiacevoli situazioni in passato già verificatesi.
Ecco questo è il punto in cui nasce spontanea, da parte di molti docenti, una domanda insidiosa: “agevolare il funzionamento della scuola italiana ma sulle spalle di chi?”. Il timore di coloro che si pongono tale domanda, è che le spalle di chi sarà costretto, per il bene della scuola italiana e dell’autonomia scolastica, a sopportare sacrifici sempre più insostenibili , sono quelle dei docenti.
Tra i politici di maggioranza che sostiene questo governo troviamo chi è contrario rispetto alla proposta di abrogare la norma della Spending review del Governo Monti che porterebbe ad impiegare nel settore amministrativo i docenti inidonei all’insegnamento determinando così un impiego comunque proficuo di risorse umane. Alcuni politici del popolo delle libertà pensano che cancellare questa norma di passaggio ai ruoli amministrativi dei suddetti docenti , configurerebbe uno spreco di denaro pubblico di 100 milioni di euro che non è accettabile.
Lasciare del tutto improduttive 3500 persone, secondo l’idea politica della Gelmini, significa sperperare denaro pubblico che invece potrebbe essere impiegato per attuare il piano triennale di assunzione in ruolo del personale docente e amministrativo tenuto conto dei posti vacanti e disponibili al fine di rendere concreto il proposito di un positivo ricambio generazionale nel sistema scolastico. Un altro timore diffuso tra i docenti è il tentativo recrudescente di volere intervenire sull’orario di servizio settimanale dei docenti delle scuole secondarie.
Alcuni politici hanno calcolato che l’innalzamento a 24 ore settimanali dell’orario di servizio dei docenti delle scuole secondarie corrisponderebbe al gettito fiscale perduto con l’abolizione dell’Imu sulla prima casa. Coincidenze preoccupanti che fanno meditare così come le condivisione politica attuale . Non vorremmo che a pagare siano sempre e solo gli insegnanti di una scuola pubblica decisamente disastrata. Verrebbe da dire che a pensar male si fa peccato ma molto spesso ci si azzecca.
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