Dopo l’approvazione del Disegno di Legge sul voto di comportamento nella scuola secondaria che attraverso un emendamento proposto dal Governo reintroduce gli aggettivi “gravemente insufficiente”, “insufficiente”, “sufficiente”, “discreto”, “buono” e “ottimo” nelle pagelle della primaria, arriva la reazione da parte del pedagogista Daniele Novara e del maestro e giornalista Alex Corlazzoli. I due hanno affermato “Non ci rassegniamo al voto del Senato che ha approvato la reintroduzione dei giudizi sintetici alla primaria. Porteremo al Quirinale le oltre ottomila firme raccolte per bloccare questo colpo di mano sulla valutazione”.
Novara e Corlazzoli, insieme ad altre autorevoli figure, avevano lanciato un appello che però non è servito a fermare l’emendamento che secondo i due “riporta il modello di istruzione agli anni in cui imperava un’idea di giudizio punitivo anziché formativo”.
La norma prevede che “a decorrere dall’anno scolastico 2024/2025 la valutazione periodica e finale degli apprendimenti, ivi compreso l’insegnamento di educazione civica, delle alunne e degli alunni delle classi della scuola primaria è espressa con giudizi sintetici correlati alla descrizione dei livelli di apprendimento raggiunti”.
“La scuola dei voti e dei giudizi è dal punto di vista culturale – commenta Daniele Novara – un vero e proprio reperto archeologico. La scuola italiana è vittima di questa cultura che la trasforma in un luogo di espiazione e sofferenza, in una gara che ben pochi alunni riescono a vincere come ci ricordano i dati sulla dispersione scolastica e i Neet e la riduzione del numero di laureati. Il ministero e Valditara hanno deciso di rafforzare questa visione della scuola come posto che accentua il giudizio piuttosto che luogo dove il desiderio di imparare si libera della paura di subire giudizi, ritorsioni e sofferenze inutili. Dove ci porterà questa ossessione ministeriale che ha pure reintrodotto il voto di condotta come possibile bocciatura? Siamo di fronte ad una svolta pericolosa. Il mondo pedagogico si è quasi nella sua interezza schierato contro questa proposta perché ne va della stessa base scientifica della pedagogia. Auspichiamo un ripensamento”.
Questa la proposta di Corlazzoli: “Non ci resta che l’obiezione di coscienza. Non solo continuare a valutare in itinere come si vuole ma boicottando la norma introdotta. Alberto Manzi si oppose al voto in pagella mettendo il timbro “Fa quel che può. Quel che può non fa”. Noi oggi non possiamo mettere un timbro ma possiamo dare un “ottimo” a tutti i nostri alunni per non cadere nel tranello di far diventare il giudizio il solo protagonista ingombrante delle nostre lezioni”.
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