Sul recente contratto integrativo sulla formazione si stanno addensando alcune nubi: sono ormai molti gli esperti del settore che stanno intervenendo per criticare nettamente la scelta contrattuale di definire l’aggiornamento come un diritto del docente e non come un suo preciso dovere professionale.
Sul tema si stanno pronunciati dirigenti tecnici e docenti universitari che valutano negativamente la decisione del Ministero e dei sindacati.
Al di là delle opinioni, è però necessario fare qualche riflessione anche di carattere normativo.
Preliminarmente va detto che quello firmato nei giorni scorsi è solamente una ipotesi di contratto che dovrà essere vagliato e autorizzato dal Dipartimento della Funzione Pubblica.
E non è da escludere che il Dipartimento individui elementi di illegittimità.
La prima incongruenza sta nel fatto che la legge 107 definisce l’aggiornamento professionale dei docenti obbligatoria, permanente e strutturale mentre ora con il contratto verrebbe derubricata ad un diritto che il docente può esigere o meno: una vera e propria inversione che il Dipartimento potrebbe considerare illegittima.
Va poi considerato che nella maggior parte dei Paesi europei l’aggiornamento dei docenti è assolutamente obbligatorio ed è anzi condizione necessaria per conseguire gli aumenti stipendiali legati all’anzianità (si può consultare sull’argomento anche un dossier di Cisl Scuola non recentissimo ma ancora attuale).
Peraltro in Italia, l’aggiornamento è obbligatorio per molte categorie professionali (giornalisti, medici, geometri e in genere per tutti coloro per i quali è previsto un albo nazionale).
Il Dipartimento della Funzione Pubblica potrebbe quindi avere parecchio da ridire sulla nuova definizione di aggiornamento introdotta dall’ipotesi di Contratto siglata nei giorni scorsi.
http://www.cislscuola.it/uploads/media/PROFILO-DOC-EUROPA.pdf
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