E online, se non ci saranno proroghe, per aggiornare la graduatoria si dovranno spedire gli eventuali nuovi titoli di studio, i servizi maturati, il cambio di provincia e tutto ciò che è utile per riaggiustare il punteggio, in funzione dei nuovi elenchi GaE e quindi delle rinnovate graduatorie e quindi dei nuovi tempi di attesa per entrare a scuola di ruolo finalmente.
A occhio e croce i professori interessati a tali operazioni dovrebbero essere oltre 170 mila, ma ce ne sono circa altri 140 mila che bussano con uguale e rinnovata intensità alle porte del Miur, chiedendo l’accesso nelle GaE, nonostante da anni si dica che, essendo queste Graduatorie a Esaurimento, non si possono sempre spalancare le loro porte, altrimenti non si esaurisce mai il “chi sale e il chi scende” e tutto rimane sempre altalenante.
140 mila dunque i nuovi aspiranti, con lancia in resta, in attesa di entrare nelle GaE e in più una frastagliata composizione, nella quale troviamo: 12mila abilitati dal TFA, 7mila abilitati tramite titoli di servizio e PAS, 55mila abilitati dal diploma magistrale, senza contare le migliaia di aspiranti insegnanti di ruolo che hanno superato l’ultimo concorso, quello del 2012. Potranno quindi esserci nella GAE circa 320/330 mila aspiranti, rispetto agli attuali 170mila, dove tuttavia c’è pure una piccolissima parte di ammessi con riserva.
E legittimo a questo punto prevedere il caos? Sicuramente certo, perché per un verso potrebbero partire ricorsi e lagnanze all’interno dei 170 mila per cause e motivi diversi, dai documenti e certificazioni magari ottenuti non per vie del tutto legittime, compresi i titoli, agli sbagli casuali o causali. E poi i ricorsi sicuramente partiranno dalle retrovie dei 140 mila aspiranti a far parte delle GaE, i quali, ciascuno secondo le proprie legittime attese, pretende l’inclusione.
Gioia suprema però per gli studi legali, che già si fregano le mani (come quegli imprenditori la notte del terremoto dell’Aquila), e per i taluni sindacati che sulle smagliature del Miur hanno fatto le fortune. In crisi i tribunali e le tasche di tutti questi professori, costretti a creare caos e contenziosi per colpa di un ministero farraginoso, antico, atipico e ingolfato.
La ricetta? Non spetta a noi prescriverla, ma affidare sempre ai tribunali la risoluzione di casi simili, dovrebbe fare vergognare chi guida la nave, questa sorta di “Concordia” crocieristica che però non sa nemmeno dove e quando inchinarsi, anche perché non c’è nessuno che gridi dai sicuri porti: salga a bardo…mannaggia!
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