Aggiornamento obbligatorio: il problema vero è quello delle risorse

L’art. 16 del decreto 104 “La scuola riparte” non cessa di suscitare polemiche.
Da più parti si continua infatti a parlare di aggiornamento obbligatorio finalizzato in particolare a migliorare le prestazioni degli studenti nelle prove Invalsi.
Ma, forse, varrebbe la pena di leggere il testo della norma per capire cosa davvero sia stato approvato dal Parlamento.
Il comma 1 del decreto originario così recitava:
“Al fine di migliorare il rendimento della didattica, particolarmente nelle zone in cui i risultati dei test di valutazione sono meno soddisfacenti ed è maggiore il rischio socio-educativo, e potenziare le capacità organizzative del personale scolastico, per l’anno 2014 è autorizzata la spesa di euro 10 milioni… per attività di formazione obbligatoria del personale scolastico …”
Il testo approvato dice invece una cosa diversa:
“Al fine di migliorare il rendimento della didattica, con particolare riferimento alle zone in cui è maggiore il rischio socio-educativo, e potenziare le capacità organizzative del personale scolastico, è autorizzata per l’anno 2014 la spesa di euro 10 milioni… per attività di formazione e aggiornamento obbligatori del personale scolastico…”
E’ sparito un inciso, quello relativo ai risultati dei test di valutazione, mentre l’attività di “formazione obbligatoria” è diventata “attività di formazione e aggiornamento obbligatori”.
Sul principio dell’obbligo di aggiornamento sembrano non esserci dubbi anche se si tratta di capire in che modo potrà essere attuato, ma la priorità sarà data alle aree a rischio socio-educativo; gli esiti dei test Invalsi non sono più un parametro di cui tenere conto.
Comprensibili le perplessità sindacali che osservano che l’aggiornamento è materia di contrattazione integrativa ma il nodo vero ci sembra un altro: la legge prevede uno stanziamento di 10milioni di euro (e per di più solo per il 2014, dal 2015 in avanti si vedrà) che è pari esattamente alla decima parte di quanto veniva stanziato 15 anni fa ai tempi dei ministri Berlinguer e De Mauro e ad un terzo di quanto era disponibile all’epoca di Letizia Moratti.
Nello stesso comma vengono elencati i temi che dovranno essere affrontati nelle attività di aggiornamento e balza subito agli occhi che manca del tutto ogni riferimento alle Indicazioni nazionali per primo ciclo di istruzione che invece avrebbero meritato ben altra attenzione (d’altronde nel passaggio alla Camera alcuni deputati del PD avevano proposto un emendamento in tal senso, ma senza esito).
Insomma le disposizioni dell’art. 16 non ci sembrano adeguate alle esigenze della scuola, ma non esattamente per i motivi che i sindacati stanno evidenziando.

Reginaldo Palermo

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Reginaldo Palermo

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