Il problema dell’aggiornamento professionale “obbligatorio” torna nuovamente alla ribalta grazie anche alle recenti dichiarazioni del ministro Giannini che pensa di legare (almeno in parte) gli stipendi dei docenti alla partecipazione ad attività di formazione.
Idea peraltro non nuova perché è stata in vigore per diversi anni fino a quando venne cancellata durante il ministero Berlinguer.
Ma cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi?
Difficile dirlo, anche se appare probabile che nel futuro contratto nazionale possa esserci qualche riferimento al tema dell’aggiornamento.
Il nodo da sciogliere, però, è piuttosto complicato e delicato: se l’aggiornamento professionale diventerà obbligatorio dando anche luogo a benefici stipendiali di qualche genere, allora sarà indispensabile che le scuole dispongano di fondi adeguati per poter organizzare le attività di formazione e aggiornamento.
Ci sarà poi anche il problema del “controllo di qualità” delle attività promosse da questa o quella organizzazione o associazione.
Un’altra strada potrebbe essere quella di riconoscere la deducibilità delle spese sostenute dai docenti per le attività di aggiornamento e formazione in modo da garantire nei fatti uno “sconto” seppure modesto sulle imposte legate al reddito.
Insomma, parlare di aggiornamento obbligatorio è facile, meno semplice appare invece il mettere in pratica l’idea.
Non a caso, d’altronde, a tutt’oggi non è ancora stato emanato il decreto ministeriale previsto dal 2° comma dell’articolo 16 del DL 104/2013 che dovrà fornire indicazioni precise sulle modalità di organizzazione delle attività di formazione e aggiornamento obbligatori per le quali il decreto stesso stanzia 10 milioni per il 2014.
Vedremo nelle prossime settimane se il ministro Giannini deciderà di dare attuazione ad una precisa previsione di legge.
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