“Non mi hanno permesso di parlare, in un luogo pensato per discutere: una Festa dell’Unità. Erano disinteressati ad ascoltare quello che avevo da dire. Come li vuole chiamare, quei cinquanta di Bologna. Squadristi. Insegno linguistica da tempo e non trovo altro termine. Sono stata aggredita da cinquanta squadristi. Vivaddio, solo verbalmente”. Lo ha raccontato, in una intervista a Repubblica pubblicata domenica 26 aprile, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, riferendo la sua versione riguardante la contestazione subìta alla Festa dell’Unità di Bologna un paio di giorni prima.
Il ministro dice che le hanno urlato contro “slogan senza tempo, che potevano essere adattati, indifferentemente, a cinque, dieci, quindici anni fa. ‘No alla privatizzazione’, ma noi non privatizziamo niente. ‘No ai soldi alle paritarie’, ma noi non diamo soldi alle scuole paritarie. Una signora mi urlava: ‘Vogliamo la formazione’. Ma è quello che stiamo facendo, di grazia. La negazione della verità si era trasformata in una contestazione surreale”.
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Giannini si è detta colpita da un fatto: “Mi hanno insultata, parolacce irripetibili”. E ancora: “Appena ho nominato la frase alternanza scuola lavoro si è levato un boato, come se avessi ingiuriato qualcuno. È partita la contestazione sonora”. Poi sottolinea: “Ho scelto di non replicare, la situazione poteva degenerare”.
Giannini, però, non ha perso la sua verve. E dice ancora più decisa di prima: “le urla antidemocratiche non mi fermano”, così continuerà a parlare del disegno di legge ‘La Buona scuola’ in giro per l’Italia. Che quando sarà approvato, a “metà giugno”, avrà una veste diversa da quella attuale: il governo è d’accordo con i cambiamenti, spiega.
L’ultima stoccata del ministro è per il sindacato: “si è arroccato su posizioni che non guardano al merito. Il mio non è un pregiudizio, è un giudizio”.
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