Una storia torbida i cui contorni sono stati illustrati da La Gazzetta del Mezzogiorno: una maestra di Taranto è stata arrestata per maltrattamenti nei confronti di alcuni alunni all’epoca di età prossima ai tre anni. A gennaio scorso è arrivata la condanna a quattro anni e otto mesi.
Le motivazioni della sentenza sono state pubblicate pochi giorni fa. “I comportamenti fortemente aggressivi della prevenuta creavano un clima di tensione e timore costante tale per cui i bambini si mostravano spaventati e terrorizzati, financo ‘immobili’ e ‘impietriti’, nel momento in cui la maestra faceva semplicemente ingresso in aula”, questo quanto si legge nel documento.
Il tribunale ha inoltre condannato la donna a risarcire le famiglie degli alunni che si erano costituite parti civili. “Scenario di condotte aggressive, sia fisiche che psicologiche, poste in essere da parte della maestra – scrive il giudice – che faceva ricorso sistematico all’uso della violenza, assunto quale usuale ed ordinario modo comunicativo e di contenimento della vivacità e dell’esuberanza dei minori”.
I comportamenti della donna sarebbero stati così palesi da essere notati da tutti, colleghi e preside. Da qui la denuncia, partita da una collega, a cui è seguita l’installazione di una telecamera che ha effettivamente fornito prove evidenti che hanno portato, appunto, all’arresto.
Il testimone chiave è stata la maestra che insieme all’imputata gestiva la classe: era stata lei a tentare di far ragionare la collega, a consolare i bambini e infine a denunciare la vicenda alla dirigenza scolastica. La testimone ha raccontato in aula che più volte aveva bloccato la collega intimandole di smetterla con quegli atteggiamenti, ma non era bastato. Ha svelato che uno scolaro spesso fuggiva dall’aula e una volta, dopo essere corsa per riprenderlo era tornata in classe e si era accorta di un altro bambino seduto su una sedia che piangeva con le braccia e la testa riverse dietro “come se non riuscisse a respirare”. Aveva chiesto spiegazioni alla collega, che rispondeva di essersi limitata a rimproverarlo. Tutte le volte che veniva ripresa, anche da altre colleghe, la donna negava i maltrattamenti e provava a scaricare sulle famiglie.
Una delle piccole allieve, ad esempio, non appena vedeva avvicinarsi un’insegnante poneva le braccia dinanzi al volto in segno di difesa: l’imputata si era difesa dicendo “Non vedi che famiglia è? Sicuramente prende botte dalla mamma”. Insomma, un clima davvero orribile che avrà sicuramente conseguenze a lungo termine nei bambini.
Insegnanti e genitori hanno svelato che “sin dai primi giorni di scuola, degli atteggiamenti inappropriati” avevano generato reazioni inquietanti: qualcuno vomitava, qualcun altro scoppiava in lacrime appena entrava in classe. Una bambina era arrivata a nascondersi sotto il banco e dondolarsi per la paura.
I bambini hanno sviluppato problemi relazionali e comportamenti aggressivi: “Non si abbracciavano né si parlavano – ha raccontato un testimone in aula – anzi i bambini si rapportavano tra loro, dandosi schiaffi, morsi e pugni e manifestavano una forte rabbia” Alcuni manifestavano persino una “mania distruttiva, lanciando sedie e spaccando oggetti”.
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