Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, risponde interrogazioni sulle iniziative volte a garantire la libertà di espressione degli studenti, alla luce di una vicenda relativa a sanzioni disciplinari verificatasi presso l’istituto «Jacopo Barozzi» di Modena (Pastorella – AZ-PER-RE); sulle iniziative in relazione all’aumento degli episodi di violenza danno degli insegnanti e del personale scolastico (Molinari – Lega).
Da quanto si apprende, il consiglio d’istituto dell’Ites «Jacopo Barozzi» di Modena il 18 gennaio 2024 avrebbe deciso di sospendere per dodici giorni uno dei rappresentanti degli studenti a causa di alcune sue dichiarazioni rilasciate il 28 novembre 2023 durante una videointervista alla Gazzetta di Modena, con le quali argomentava le motivazioni poste alla base della manifestazione studentesca svolta quel giorno, senza l’autorizzazione della dirigente scolastica, lamentando peraltro l’atteggiamento conflittuale della presidenza, oltre a varie problematiche relative, ad esempio, ai viaggi di istruzione; tale manifestazione si sarebbe poi svolta in modo ordinato e corretto; da quanto risulta, lo stesso studente sarebbe stato destinatario anche di una nota di condotta per aver inoltrato agli altri rappresentanti di classe e d’istituto una mail della vicepreside riguardo eventuali modifiche logistiche necessarie per l’apertura anticipata dei cancelli della scuola; lo studente, quindi, avrebbe agito nell’esercizio della sua funzione di rappresentante di istituto e avrebbe liberamente esercitato il proprio diritto di opinione e critica; ove questo fosse confermato, i relativi provvedimenti disciplinari paiono quantomeno esagerati, se non immotivati. Il comportamento della presidenza, infatti, oltre a tradire il rapporto di fiducia che deve esistere alla base del patto educativo, si porrebbe in contrasto con i principi di accoglienza e inclusione che la scuola deve favorire, nonché con il mantenimento di un clima democratico, di partecipazione, di scambio di idee e di libertà di espressione con spirito critico e costruttivo –: quali iniziative di competenza intenda prevedere, anche alla luce dei fatti esposti, affinché le sanzioni disciplinari all’interno del percorso formativo degli studenti non siano mai tali da compromettere lo sviluppo di un pensiero critico basato sulla libertà di espressione garantita dalla Costituzione.
Ecco le parole di Valditara: “La vicenda coinvolge una scuola nella sua autonomia. In relazione ai fatti il ministero non ha alcun potere di ingerenza, potendo solo fornire elementi informativi. Va precisato che la scuola si è attivata perché si è ritenuto che la condotta del ragazzo abbia violato il regolamento d’istituto, con ripercussioni sulla dignità e sulla reputazione del personale scolastico. Emergerebbe che lo studente non era presente nella scuola nel momento in cui sono avvenuti i fatti riportati. La condotta dello studente è stata ritenuta sanzionabile con l’allontanamento della scuola per 15 giorni. Tuttavia si è passati a 12 per non pregiudicare l’anno scolastico, che ha un buon profitto. Resta ferma la facoltà di proporre ricorso e presentare reclamo all’Usr in merito a violazioni dello statuto”.
Gli episodi che hanno coinvolto la comunità scolastica nell’ultima settimana sono raccapriccianti: a Varese una docente è stata accoltellata da uno studente all’ingresso della scuola (per fortuna non è in pericolo di vita); a Taranto un preside è stato picchiato e umiliato dai genitori di un alunno; l’allarmante aumento degli episodi di violenza di cui gli insegnanti e il personale scolastico sono sempre più spesso vittime da parte degli alunni e persino delle loro famiglie, che ne sostengono in modo sorprendente le ragioni, ha reso urgente e necessaria una ferma risposta da parte delle istituzioni perché tali episodi non determinano soltanto una lesione dei diritti del personale aggredito, bensì colpiscono al cuore la vita collettiva nella scuola; quello dell’insegnante deve tornare ad essere il lavoro prestigioso e riconosciuto che era fino a qualche anno fa e per questo è indispensabile rinsaldare il patto scuola-famiglia, ma anche prevedere misure che tutelino i lavoratori della scuola, inasprendo le pene per chi commette atti di violenza fisica o morale nei loro confronti, come previsto dalla proposta di legge del gruppo Lega–Salvini Premier, già approvata dalla Camera dei deputati e di cui si auspica una rapida calendarizzazione presso il Senato della Repubblica; i giovani italiani hanno bisogno di ritrovare modelli genitoriali e istituzionali che sappiano infondere loro senso di sicurezza, ma soprattutto che suscitino il desiderio di emularli. Il senso di appartenenza alla comunità dovrebbe stimolare pensieri e azioni volti alla condivisione, alla solidarietà e, soprattutto, all’accettazione delle regole; per risolvere quello che a tutti gli effetti è un problema di natura antropologica occorrono, a parere degli interroganti, ulteriori azioni, come, ad esempio, la previsione che la scuola possa costituirsi parte civile in un processo per vedersi riconosciuto il danno di immagine arrecato dall’aggressione, secondo il principio per cui chi aggredisce un docente ha aggredito lo Stato stesso e ne deve rispondere; occorre un deciso cambio di passo per affermare la cultura del rispetto, ripristinare l’autorevolezza di tutto il personale scolastico e rimettere al centro il principio di responsabilità, restituendo piena serenità alla comunità educante –: quali iniziative si intendano intraprendere affinché sia ristabilita la cultura del rispetto dell’istituzione scolastica e dunque di tutto il personale scolastico e se non si ritenga opportuno l’intervento immediato dei servizi sociali in episodi come quelli richiamati in premessa.
Ecco la risposta di Valditara: “Voglio porre l’attenzione su un tema di stringente attualità su cui stiamo intervenendo con una pluralità di azioni. Da quando abbiamo iniziato a rilevarlo, lo scorso anno, prima non c’era questa sensibilità, abbiamo registrato un aumento del 111% di aggressioni a docenti da parte dei genitori. Per ripristinare il rispetto occorre avviare una rivoluzione culturale. Grazie ad un nostro ddl in esame al Senato intendiamo dare più peso al voto di condotta. Va anche ripensato lo statuto della sospensione, che deve essere un’occasione di consapevolezza del valore della sanzione. Bisogna anche pensare alle sanzioni per chi aggredisce personale scolastico: oltre all’inasprimento delle pene occorre introdurre una specifica sanzione risarcitoria per il danno reputazionale delle scuole. Chi aggredisce un dipendente della scuola aggredisce lo Stato minando, nel profondo, la credibilità e l’autorevolezza dell’istituzione. Non è tollerabile neanche il fenomeno delle occupazioni. In questo senso va una circolare del ministero che ricorda ai ds di far pagare ai responsabili eventuali danni. I valori del rispetto delle regole e delle persone è disperso”.
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