Quasi un plebiscito: il ritorno del voto in condotta, con la possibilità da parte del consiglio di classe di bocciare uno studente solo perché fortemente indisciplinato, sembra trovare d’accordo ben nove italiani su dieci. Il dato emerge da un doppio sondaggio i cui risultati sono stati resi noti in queste ultime ore.
Il primo risultato è stato presentato il 22 settembre dal sociologo Renato Mannheimer durante la trasmissione Porta a porta con ospite il Ministro del Miur Mariastella Gelmini: ebbene, l’88% del campione intervistato dal responsabile dell’Ispo (Istituto di Studi sulla pubblica opinione) di Milano ha dato un giudizio positivo sul ripristino delle valutazioni comportamentali in pagella.
Il secondo sondaggio è stato realizzato dal settimanale “Donna moderna” (in edicola giovedì 25 settembre), secondo cui addirittura il 92% degli intervistati si è dichiarato favorevole alla valutazione (anche severa) del comportamento. Per il settimanale della Mondadori il reintegro del voto in condotta (che comporterà già da quest’anno scolastico l’automatica bocciatura nella scuola secondaria inferiore e superiore) viene giudicato positivamente soprattutto dai giovani e dagli adolescenti: i consensi sono arrivati, infatti, dal 95% nel campione di intervistati di età compresa tra i 18 e i 34 anni, ma anche dal 93% dei ragazzi tra i 15 e i 17.
Alto anche il consenso, però con percentuali però più basse, per il ritorno del grembiule (che comunque è bene ricordare che dovrà essere sempre avallato dagli organi collegiali di ogni istituto): sempre secondo lo studio di “Donna moderna” tre intervistati su quattro si trovano d’accordo, anche se la percentuale scende al 56% se si considera solo il campione dei minorenni (età 15-17 anni). Anche questi dati sono stati sostanzialmente confermati dallo studio analogo di Mannheimer, che ha riscontrato il 71% dice apprezzamenti per il grembiule alla primaria.
I due sondaggi presentano risultati similari anche per il reintegro del maestro unico, sul quale però i cittadini italiani si trovano divisi in due “partiti” praticamente egualitari: per entrambi gli studi, infatti, il 51% si dice in disaccordo, mentre il 49% condivide l’idea del Ministro di riformare l’attuale sistema modulare della scuola primaria con due docenti su tre classi.