Una storia davvero terribile. Un povero agnellino è stato torturato da alcuni studenti durante uno stage previsto dall’alternanza scuola lavoro. Si tratta di alunni di un istituto tecnico agrario della provincia di Ancona. L’animale, purtroppo, è morto. Lo riporta RaiNews.
La ricostruzione dei fatti
Sei i ragazzi coinvolti, due maggiorenni e quattro minori. Soltanto uno avrebbe torturato l’animale mentre gli altri non avrebbero fatto nulla per impedirlo.
“Mentre svolgevano un periodo di alternanza scuola-lavoro all’interno di un’azienda che ospita pecore – si legge nella ricostruzione dell’associazione italiana difesa animale e ambiente Aidaa – uno dei ragazzi avrebbe ripetutamente calciato un pallone colpendo gli animali. Mentre questi fuggivano spaventati, uno studente avrebbe anche catturato un agnello, lanciandolo fuori dal recinto, poi acciuffandolo e lanciandolo di nuovo, questa volta all’interno del recinto. L’agnello avrebbe riportato la paralisi degli arti, morendo dopo una tremenda agonia”.
Maltrattamento ed uccisione di animali, aggravato dai futili motivi. Questa l’accusa dell’associazione che ha preannunciato una denuncia alla procura di Ancona. Denuncia che va ad aggiungersi a quella già presentata dalla scuola.
L’istituto ha anche stabilito che gli studenti trascorreranno alcune ore all’interno di cliniche veterinarie, a contatto con la sofferenza degli animali, per comprendere la gravità di quanto è successo. Il ragazzo avrebbe detto: “Ho fatto una stupidaggine”, mentre i compagni avrebbero minimizzato la loro responsabilità.
La lettera degli ex studenti
L’episodio è accaduto ai primi di giugno ma la notizia è trapelata solo in questi giorni. A distanza di pochi giorni intervengono, con una toccante lettera firmata e indirizzata al dirigente dell’istituto e al presidente del Consiglio di Istituto, gli ex studenti del 1972. Ecco cosa hanno scritto, come riporta Il Corriere Adriatico.
“Siamo un gruppo di ex compagni di scuola diplomati proprio in questo Istituto nel lontano 1972: 2 anni fa abbiamo festeggiato il nostro cinquantennale proprio nella nostra vecchia scuola, apprezzando le innovazioni che si sono succedute nel tempo: laboratori, azienda agraria, stalle, cantina. All’epoca ci chiamavano ‘sorci di campagna’ e con orgoglio ci chiamiamo ancora così nel nostro gruppo social, con cui ci teniamo in contatto quasi quotidianamente. All’epoca giovani studenti, oggi quasi tutti nonni in pensione con il principale ruolo di seguire i nostri nipoti, cercando di contribuire alla loro educazione ed alla loro formazione, dopo aver fatto altrettanto con i nostri figli, contando ancora su antichi valori di amicizia, lealtà, correttezza, rispetto per tutto ciò che ci circonda. Valori alla base del vivere civile, maturati anche nel periodo della nostra adolescenza trascorsa proprio all’istituto.
Mai avremmo pensato che atti di consapevole crudeltà ivi compreso il gusto di fare del male potessero succedere proprio in questa scuola che per antonomasia dovrebbe essere frequentata da chi ama prendersi cura della natura e delle sue creature. Dovremmo essere tutti fondamentalmente convinti, che più una creatura è indifesa, più ha il diritto di essere protetta. Scaricare la propria rabbia e le proprie frustrazioni sui soggetti più deboli che non sono in grado di difendersi, non rende forti ma vili. Vigliacchi della peggior specie che mortificano ed offendono non solo il buon nome dell’Istituto, ma anche la coscienza di tutti gli studenti che con orgoglio e senso di responsabilità e sacrificio hanno nel tempo vissuto la scuola come momento di crescita e maturazione per diventare donne ed uomini veri e cittadini competenti. Gli studenti artefici del macabro gesto dovrebbero essere rieducati anche riflettendo sul senso delle loro azioni per comprendere che queste comportano necessariamente conseguenze sanzionate anche dalla legge. Ci aspettiamo che il Dirigente, il Consiglio di Istituto infliggano loro una punizione esemplare.
Se fatti di così grave violenza non venissero per quanto possibile prevenuti con apposita educazione ma anche poi sanzionati in maniera esemplare, e gli autori non venissero opportunamente ‘rieducati’ non ci si potrà più meravigliare di niente, neanche del ritorno dei vecchi fatti raccontati da ‘Arancia Meccanica’: non possiamo permettere che l’agnello indifeso, oggi seviziato, lo si possa ritrovare domani in un bambino, in un disabile, in una donna o in un vecchio nonno non più in perfetta forma”.