Sono una docente di una scuola di primo grado, profondamente rammaricata nella decisione del Governo di rendere obbligatorio il Green pass per varcare la soglia della scuola, luogo dove fino a ora ho svolto il mio lavoro di insegnante, in modo serio e responsabile.
Non mi è stata data la possibilità di decidere di se vaccinarmi o no, in quanto l’alternativa di fare ogni due giorni il tampone risulterebbe logorante e stressante, sia umanamente che economicamente. Di conseguenza sono costretta a dover fare un vaccino contro la mia volontà, in quanto il non farlo determina il “ricatto” della sospensione dal servizio e dallo stipendio. Mi chiedo se siamo in uno Stato democratico o in un regime dittatoriale? Devo pensare purtroppo alla seconda, visto che di questo si tratta.
Non è stato detto esplicitamente di rendere obbligatorio il vaccino, ma indirettamente sei costretto a farlo lo stesso, in nome del lavoro per cui ho fatto tanti sacrifici per ottenerlo. Ritengo che non sia giusto rendere obbligatorio il “lascia passare” solo ai docenti e agli Ata, visto che all’interno della scuola fanno parte soprattutto gli alunni in numero nettamente superiore alle due categorie precedenti. Si tratta di una vera e propria discriminazione che non può passare inosservata.
Se la legge vale per tutti, deve valer anche per gli alunni e per chiunque entra nella scuola, compresi i genitori degli stessi. Se affermate che il Green pass serve per il rientro in sicurezza a scuola, un alunno non vaccinato potrà comunque contagiare tutti gli altri, determinandone la quarantena e quindi inevitabilmente la DAD. Questo vaccino era nato senza che nessuno si sentisse in obbligo di farlo per lasciare il cittadino libero nella sua facoltà di farlo o meno.
Non si sente mai dire, da chi sta a rappresentarci al Governo, di prendersi la responsabilità degli eventuali danni a persone vaccinate in caso di effetti collaterali gravi, ma l’unica preoccupazione è quella di vaccinare il maggior numero possibile di gente, facendole firmare, al momento della vaccinazione, un consenso informato scaricando in questo modo ogni responsabilità alla stessa.
Mi auguro che questo non avvenga e che in caso di danni irreversibili, lo Stato se ne assumi la responsabilità, dato che ha imposto un obbligo. Sono intensamente indignata nel saper che l’unica scelta che mi rimane è dover fare un vaccino non sentito profondamente, ma solo per poter tutelare il mio diritto al lavoro. Credevo che gli Stati Totalitari fossero un vecchio e brutto passato da non rivivere più, invece tristemente, devo pensare che siamo già ritornati in tale situazione.
Non mi sento un cittadino libero, la mia vita è controllata da una tessera che si chiama Green pass, che ha una data di inizio e una scadenza, senza la quale non posso circolare e lavorare, restringendo sempre di più la mia libertà.
Silvana Salamone
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