I giovani sempre più esposti al virus dell’Hiv: negli ultimi due anni, i nuovi casi, circa 10 al giorno, hanno un’età compresa tra i 25 e i 29 anni. Oltre 94mila sono i casi diagnosticati e trattati in Italia, 4.000 i nuovi ogni anno, dei quali il 60% viene trattato in maniera tardiva. La Lombardia, con circa 20mila persone, è la regione più colpita.
“Tutto questo nel più totale silenzio. Il tema è fuori dall’agenda di politica e scientifica” denunciano gli esperti dell’Unità operativa malattie infettive della Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza, secondo cui l’incidenza annua della malattia sia di 9,2 per 100mila abitanti in Italia.
“Il 60% sono omosessuali e il 40% etero”.
La causa, secondo i ricercatori, è da ricercarsi nella “maggiore promiscuità degli etero rispetto al passato”.
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“Il problema enorme degli ultimi anni è rappresentato dai giovani. Il giovane omosessuale è informato, sa come ci si contagia, ma pensa che la terapia sia facile da assumere e che si guarisca facilmente. Per questo si espone. I giovani eterosessuali non sanno nulla. Si espongono senza avere alcuna informazione al riguardo”. E questo, secondo Gori, è il dato “più preoccupante per il futuro”.
Rispetto a 30 anni fa, quando è scoppiata l’epidemia, sono stati fatti passi importanti in termini di diagnosi e di farmaci: “Oggi siamo in grado di garantire una vita alle persone sieropositive”, ma va detto che “non è mai scesa l’incidenza della malattia: ogni anno si infettano sempre più persone rispetto all’anno precedente. Muoiono meno persone ma tantissime si infettano”.
“In termini di campagne di prevenzione dobbiamo dire che siamo stati fallimentari, ma sono temi spariti dall’agenda politica e scientifica”.
“I soldi per la ricerca in Italia sono pochissimi. Dal governo, dal ministero non ci sono finanziamenti specifici”.