L’editoriale di martedì 5 settembre de La Repubblica è dedicato all’attualità scolastica. Lo firma il costituzionalista Michele Ainis.
Ecco i passaggi più significativi:
“L’anno scolastico comincia così: poche idee, ma confuse. Un pasticcio generale, che ovviamente genera un bisticcio universale.Tanto che gli atenei italiani s’accingono a celebrare il primo sciopero dei prof dal lontano 1973, con 5.444 adesioni. Mentre sul numero chiuso piovono ricorsi, appelli al Tar, contrappelli al Consiglio di Stato”.
“Quanto ai vaccini, giusto decretarne l’obbligo; ma sicuro che dirigenti e segreterie scolastiche debbano fare da gendarmi? Il loro lavoro è già fin troppo appesantito da chili di scartoffie per reggere ulteriori adempimenti burocratici, che spetterebbero semmai alle Asl. Una misura draconiana, che infatti non è stata proposta da nessuno; ma nella scuola sì, la scuola italiana è la casa di Dracone”.
“Però questo legislatore intransigente si rivela al contempo uno spirito incoerente, ondivago come un’altalena, capriccioso non meno d’un fanciullo. Ne è prova la querelle sul numero chiuso”.
“Merito e vanto d’una schiera di ministri ciascuno alfiere della Grande Riforma della Scuola, la più ambiziosa, la più definitiva, benché scalzata il giorno dopo dalla riforma della legge di riforma”.
“Nel frattempo l’anno scolastico esordisce con 100mila supplenze, a dispetto di chi aveva promesso d’azzerare il precariato. Mancano insegnanti nelle medie e nei licei, soprattutto per la matematica e il sostegno. Mancano pure all’università, dove il blocco del turnover ha lasciato in circolo un corpo docente incanutito e sfiduciato, con il 20% di professori in meno negli ultimi 8 anni”
“Da qui una prece, a mani giunte e con la testa china: restituite ai docenti italiani la propria dignità perduta. Senza sbattere la porta sul muso agli studenti, dato che la scuola dev’essere inclusiva. E senza strangolare l’istruzione con leggi cervellotiche, armate l’una contro l’altra. In sintesi: meno riforme, più quattrini”
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