La presidente dell’Invalsi, Annamaria Ajello, sul Sole 24 Ore, chiarisce la funzione delle prove formulate dall’Istituto agli esami di Stato, che dovrebbero contribuire alla certificazione del livello di acquisizione di competenze fondamentali collegate alla matematica e all’italiano.
Ecco il suo intervento
Tra le novità che si profilano per gli esami di Stato della secondaria di primo grado (“la terza media”) e quelli di secondo grado (“la maturità”) è prevista la distinzione tra il momento in cui si effettueranno le prove Invalsi rispetto a quello degli esami finali. Viene recepita così un’istanza, segnalata spesso dai docenti della scuola secondaria di primo grado, relativa alla eccessiva pesantezza dell’esame degli studenti e all’«invadenza» dell’esito delle prove Invalsi nel voto finale.
Gli esiti di entrambe le prove Invalsi, comunque, dovrebbero confluire nella certificazione finale, come parte dell’esame. Rimarranno quindi prove obbligatorie.
È opportuno evidenziare, tuttavia, una questione generale implicita nella separazione tra il momento di espletamento delle prove Invalsi rispetto agli esami finali di entrambi i livelli scolari. Il fatto che si richieda agli studenti di effettuare le prove in un momento diverso e che i risultati appaiano sulla certificazione finale, connota in modo più marcato la funzione di certificazione che le prove assumono negli esami di stato. Si attesta cioè, in maniera pubblica e accessibile alle famiglie e agli altri interessati , oltre che naturalmente agli studenti, il livello di acquisizione di competenze fondamentali collegate alla matematica, all’italiano e, come il Ministro Giannini ha più volte ribadito, in futuro anche all’inglese. Sebbene quindi si “liberino” gli esami dal carico delle prove Invalsi, la loro funzione non diminuisce perché, anzi si rafforza, dal momento che forniranno esiti “non mescolati”, per così dire, dai risultati conseguiti dagli studenti in altri ambiti disciplinari.
La funzione di certificazione rivestita in tal modo dalle prove Invalsi, nell’anno in cui è previsto un esame di fine corso, rappresenta anche una novità da un altro punto di vista.
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La certificazione, infatti, si configura come un’attività istituzionale, a pieno titolo, che sancisce l’acquisizione stabilmente posseduta di una competenza. È questa fondamentalmente la differenza tra valutazione e certificazione, perché quest’ultima implica l’assunzione di responsabilità rispetto alla società civile di garantire il pieno e stabile possesso di una competenza. Il fatto poi che all’Invalsi venga affidato un simile compito, rientra nella funzione che un organismo terzo svolge come garante di quella acquisizione. In sintesi, perciò, mentre per tutti gli altri livelli scolari, le prove Invalsi svolgono la funzione di informare l’autorità istituzionale e politica, e le scuole stesse, degli esiti del sistema scolastico in merito a due competenze fondamentali negli anni di fine ciclo, rivestono una funzione di certificazione ulteriore.
Nel caso della maturità, sebbene si intraveda ormai prossima l’introduzione della prova Invalsi, vi sono ancora alcuni aspetti da focalizzare: il tipo di prove, le competenze da esaminare, il rapporto generalità/specificità delle competenze nei diversi indirizzi della scuola secondaria di secondo grado e altro ancora. Come Invalsi, stiamo sperimentando diverse soluzioni alternative, predisponendo alcune tipologie di prove tra cui il Miur sceglierà quelle ritenute più adeguate.
Si tratta di scelte impegnative perché ad esempio nelle prove di italiano si dovrà, andare oltre la comprensione di un testo per sondare anche la capacità di discriminazione tra informazioni certe, plausibili, probabili, verosimili, ecc .
In altre parole, alle prove Invalsi per la maturità, si chiederà di verificare le capacità degli studenti di “andare oltre l’informazione data” e saper ragionare sull’attendibilità delle informazioni loro proposte. Si tratta di competenze indispensabili per poter continuare ad imparare e orientarsi nella massa di informazioni disponibili: ma è proprio questa la principale funzione che, dal punto di vista cognitivo, la scuola è chiamata a rivestire.
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