I lettori ci scrivono

Al Bar Italia

“Ecco il mio bilancio in merito alla costante condizione vessatoria e offensiva da parte dello stato italiano contro di noi docenti: dopo tutti questi anni di insegnamento vilipeso dallo stato, mi occorre affermare con sacrosanta ragione che io mi sono proprio stancato (per dirla pulita) del fatto che noi insegnanti italiani dobbiamo essere sottopagati, peraltro a fronte di sprechi finanziari settoriali nazionali indicibili, e dobbiamo sentirci in colpa come se noi lavorassimo mai abbastanza; fatte le debite proporzioni, è come se un insegnante dicesse costantemente ad alunni studiosi e obbedienti che essi non si impegnano, e dunque, invece di riconoscere i loro meriti, continuasse ad attribuir loro voti insufficienti dando per scontato che essi, appunto, non lavorino abbastanza (infatti poi queste dinamiche deteriori talvolta accadono veramente in certi casi di docenti frustrati, lo sappiamo, e alcuni colleghi imitano, forse anche inconsciamente, proprio il comportamento che lo stato ha verso di noi insegnanti).

Come valutare e distinguere i lavativi dai lavoratori è purtroppo un problema che vale per tutti i settori, e non si risolve certo con un brandello di lardo (detto “bonus per meritevoli”) da spartirsi fra pari che si valutano fra loro stessi : soltanto uno stato criminale può istituire aberrazioni del genere.

Io mi sono altresì giustamente stancato (ancora per dirla pulita) del fatto che i miei colleghi italiani siano capaci di andare avanti così nell’umiliazione istituzionale quotidiana, della quale peraltro un po’ tutti poi risentiamo inevitabilmente, e vanno avanti, vanno avanti, vanno avanti, timorosi, alla cieca, come animali da soma (vedere Orwell), anzi, peggio, poichè gli animali da soma non hanno autocoscienza mentre invece noi esseri umani sì: siamo dunque noi incapaci di paralizzare pacificamente le scuole come si dovrebbe per legittima dignità di fronte ad uno stato mafioso? Uno stato che però ha poi la faccia di parlare di “istituzioni” ai nostri studenti, ovvero a studenti i cui insegnanti siamo noi, proprio noi, ovvero i calpestati dallo stato stesso, uno stato che condanna il bullismo mentre invece bullizza SISTEMATICAMENTE i docenti !

A me piace sempre ricordare ai miei studenti e a chiunque il fatto che, per esempio, Gandhi oppure Thoreau non chiesero ad altri COME reagire, però una reazione non-violenta individuale contro uno stato oppressore era ed è DOVUTA. E io CREDO in ciò che io insegno. Diversamente, che insegnante sono io?

Io baso la mia vita sulla mia coscienza: io non posso/non devo/non voglio farne a meno”.

Al Bar Italia (Prima parte) – Alessandro Giudice

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