Si conferma ulteriormente basso il livello di preparazione culturale dei giovani italiani: sono di poche ore fa le dichiarazioni di Claudio Tesauro, presidente di Save the Children Italia, che ha ribadito la riduzione delle competenze degli alunni italiani, soprattutto al Sud e in ambienti familiari deprivati culturalmente (come avevano già evidenziato gli ultimi risultati Invalsi); sono di queste settimane le altissime percentuali di candidati respinti al termine della prima prova scritta del concorso della scuola secondaria. Non è un caso se La Tecnica della scuola ha avviato un sondaggio nazionale, chiedendo il parere dei suoi lettori al seguente quesito: “Un ragazzo su due non comprende il significato di un testo scritto. Quali cause e responsabilità?”.
La preparazione approssimativa, però, si registra anche tra i giovani laureati in Facoltà “pesanti”, come Giurisprudenza, che tentano l’accesso alla carriera di magistrato.
Basta dire che dei 3.797 che si erano presentati l’estate scorsa per sostenere le prove scritte per diventare giudici e pubblici ministeri. sono stati ammessi all’orale solo in 220, che corrisponde al 5,7%: questo significa che rimarranno senza titolare, nella migliore delle ipotesi, almeno 90 dei 310 posti messi a concorso.
Il dato si evince dal sito internet del ministero della Giustizia.
Il concorso era stato bandito nel 2019, ma ha preso il via solo due anni dopo, a causa della pandemia da Covid-19.
Ma problema non è nuovo: secondo una stima del Csm, in tutto già mancherebbero più di mille magistrati.
La “strage di candidati”, ricorda l’Ansa, si era già registrata nel 2008 , in occasione di un maxi-concorso che avrebbe dovuto assicurare alla magistratura una decisa iniezione di forze nuove, con 500 giudici in più.
“Allora fu coperta la metà dei posti”, spiega sempre all’agenzia di stampa il pm milanese ed ex presidente dell’Anm Luca Poniz, tra i 30 componenti della commissione d’esame dell’attuale concorso.
Eppure, assicura, “quando si legge un tema, non c’è nessun preconcetto o severità predeterminata”.
Ma hanno dovuto prendere atto di “un livello non adeguato” dei concorrenti, pur nella consapevolezza dell’urgenza di reclutare nuovi magistrati.
I commissari hanno preso atto della “grande povertà argomentativa e linguistica, molto spesso temi che ricalcano schemi pre-confezionati, senza una grande capacità di ragionamento, una scarsa originalità, poca conseguenzialità e in alcuni casi errori marchiani di concetto, di diritto, di grammatica. Trovare candidati del concorso in magistratura che non sanno andare a capo è un problema molto serio, io Io l’ho imparato in terza elementare”.
Secondo Poniz, la spiegazione di tutto questo non può che essere il “collasso dell’attitudine formativa della scuola”.
E porsi questi problemi “è compito dei ministri dell’Istruzione e della Giustizia”.
Pesa anche “la proliferazione” di atenei, che tendono a promuovere tutti, “perchè le Università si alimentano attraverso i risultati positivi. Credo che tutto questo non abbia portato un grande risultato alla qualità media dei laureati”.
C’è poi il dubbio sulla qualità della preparazione in magistratura: “bisogna vedere se formano davvero, se preparano a un metodo”, ha concluso il commissario Poniz.
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