Se il buon giorno si vede dal mattino, il testo del Disegno di legge di riforma della scuola, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, rappresenta certamente un crepuscolo di giornata che, se i venti freddi delle aule parlamentari e delle stanze ministeriali non cambieranno direzione durante il periodo di trasformazione in Legge, potrebbe rivelarsi foriera di novità per una ‘buona’ scuola.
Il testo riguarda “disposizioni in materia di autonomia scolastica, offerta formativa, assunzioni e formazione del personale docente, dirigenza scolastica, edilizia scolastica e semplificazione amministrativa” ovvero i giusti ‘ingredienti’ che, se opportunamente valorizzati ed economicamente supportati, possono consentire ai soggetti educativi di fare scuola.
Quali i principi ed i punti qualificanti del disegno?
Il ruolo del dirigente scolastico. E’ rafforzata la funzione del dirigente scolastico per “garantire un’immediata e celere delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche, materiali fermi restando i livelli unitari e nazionali di fruizione del diritto allo studio” riconoscendone l’azione di coordinamento organizzativo-didattico e gestionale attribuendo ad esso anche responsabilità nella predisposizione del Piano triennale dell’offerta formativa e nella assunzione di insegnanti funzionali alla sua realizzazione attraverso una chiamata da albi territoriali di docenti.
Il curriculum dello studente. La maggior centratura sul percorso formativo dello studente, rispetto al quale promuovere, nella scuola secondaria di II grado, insegnamenti opzionali e percorsi formativi anche in raccordo con il territorio, traccia l’ipotesi di una scuola più flessibile e chiama in causa un ruolo dei docenti nel valorizzare attitudini e capacità dei ragazzi.
Scuola e lavoro. L’alternanza scuola-lavoro viene consolidata con un maggior numero di ore potenziando i ruolo delle istituzioni scolastiche nel rapporto con le aziende.
Assunzioni straordinarie. La stabilizzazione dei docenti precari, pur con la necessità di individuare procedure corrette e rispettose delle urgenti necessità delle scuola, realizza l’aspettativa di stabilità per tanti precari e la possibilità per gli studenti di evitare l’annuale carosello di docenti in classe.
Organico dei docenti. Si introduce l’idea che l’organico non sia un modello nazionale statico e standardizzato per tutte le tipologie di scuola, ma un modello funzionale alla autonomia che ciascuna scuola ed il dirigente scolastico possono ‘plasmare’ secondo le specifiche esigenze d’istituto. Diventa obbligatoria, inoltre, la formazione dei docenti con possibilità per loro e per le scuole di stabilirne in modo più autonomo i contenuti e le modalità.
Parità di accesso. La possibilità di detrarre una parte delle spese delle famiglie degli alunni che frequentano le scuole pubbliche paritarie segna l’inizio di un reale pluralismo scolastico.
Tutte luci, dunque? Sarà la volta buona per riuscire a realizzare un scuola corrispondente alle autentiche esigenze di formazione e cultura che ci chiedono le nuove generazioni? Saprà il Parlamento salvaguardare l’impianto del disegno di legge, tradurre i principi in modelli procedurali snelli e semplici con un articolato preciso e concreto, sostanziandone la fattibilità con opportune e sicure coperture finanziarie?
Il DDL rappresenta, al momento, un suggestivo regalo posto sulla soglia delle mura della scuola italiana, abbondante di proposte, fraseggi, modelli certamente accattivanti, che potrebbe, però, rivelarsi un insidioso cavallo di Troia che sforna improvvidamente pastoie burocratiche, procedure, rigidità, dilazioni temporali e confusione con la definitiva distruzione della buona scuola.
Questi mesi rappresentano, per questo, un tempo favorevole per un confronto maturo, libero, intelligente tra il mondo della politica, dell’associazionismo scolastico, dei soggetti educativi per dare respiro e strumenti operativi ai principi contenuti nel disegno di legge.
Spira, forse, un vento nuovo capace di spingere via le nubi che da tempo oscurano le stanze delle nostre scuole?
“L’educazione è il punto in cui si decide se amiamo abbastanza il mondo per assumercene la responsabilità”, scriveva Hannah Arendt.
Vedremo se questa responsabilità sarà capace di costruire proposte credibili come servizio al bene comune.
Noi siamo disponibili.
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