C’è anche il docente esperto nel decreto Aiuti bis, nato per le tutele per i consumatori più vulnerabili ma diventato anche viatico per legiferare il discusso provvedimento che va a premiare con circa 450 euro lordi mensili il merito professionale di uno ogni cento docenti italiani: la norma, che però avrebbe effetti pratici addirittura tra un decennio, ha avuto il via libera del Consiglio dei ministri svolto nella serata del 4 agosto.
Il testo del DL arriverà in Gazzetta Ufficiale entro domenica, poi a settembre si svolgerà il confronto in Parlamento per la sua conversione in legge: i partiti si sarebbero impegnati a non presentare emendamenti per garantire l’approvazione veloce del decreto e tenere i nuovi aiuti al riparo dalla campagna elettorale. In ogni caso, se ne riparlerà in occasione della riapertura delle Camere.
Come abbiamo avuto modo già di scrivere, l’insegnante esperto esordirà nell’anno scolastico 2023/2024 e verrà “pescato” tra i docenti di ruolo che “abbiano conseguito una valutazione positiva nel superamento di tre percorsi formativi consecutivi e non sovrapponibili”.
C’è una condizione imprescindibile, tuttavia, per accedere all’importante incentivo: rimanere nel medesimo istituto scolastico per almeno tre anni. Anche in questa occasione, chi amministra la scuola ha voluto incentivare il mantenimento della propria sede di servizio, perché il numero di domande di mobilità continua ad essere esagerato.
Ai sindacati il provvedimento non convince: “È un fatto acclarato che le retribuzioni medie dei docenti italiani sono troppo basse, sia rispetto a quelli dei colleghi europei, sia rispetto a quelli degli altri lavoratori del pubblico impiego a parità di titolo di studio. È intollerabile dunque, che su questo tema la politica continui a far finta di niente”, hanno scritto Francesco Sinopoli (Flc Cgil), Ivana Barbacci (Cisl Scuola), Giuseppe D’Aprile (Uil Scuola), Rino Di Meglio (Gilda) e Elvira Serafini (Snals).
Per il prossimo 8 settembre i cinque maggiori sindacati italiani della scuola hanno invitato tutti i partiti politici a confrontarsi e intanto chiedono “una riposta immediata, lo stralcio del provvedimento delle misure che riguardano la scuola”, collocata forzatamente nel DL Aiuti bis, che vanno riportate a materia contrattuale, individuando le risorse per chiudere il negoziato in atto per il contratto di un milione di lavoratori”.
L’Anief parla di “colpo di mano del Governo Draghi: dopo le dimissioni del premier – ha detto il presidente Marcello Pacifico – e lo scioglimento delle Camera, avrebbe dovuto svolgere solo i cosiddetti “affari correnti”, invece travalica ampiamente i suoi poteri e con il decreto legge Aiuti bis si appresta a portare modifiche importanti al Pnrr emanando una norma che introduce una nuova figura di insegnante”.
Anche i presidi non sembrano entusiasti. Per Antonello Giannelli, leader Anp, serve “un cambio di passo per garantire pari opportunità e successo formativo a ogni studente. Solo così potremo pensare di dare risposte ai bisogni formativi dei ragazzi che affollano le nostre scuole, preparandoli alle esigenze del mondo, del lavoro e delle università”.
I vice-presidi, a partire da quelli che fanno capo ad Ancodis, si dimostrano invece più interessati al provvedimento, perchè vi intravedono quella carriera finora negata a chi non fa il concorso da dirigente scolastico.
Il decreto è in realtà un maxi-provvedimento che mette a terra 17 miliardi complessivi in aiuti a famiglie e imprese, quello approvato dal governo con il nuovo: per la scuola e suoi docenti migliori, si andranno però a spendere meno di 50 milioni di euro.
Al suo interno, il decreto contiene principalmente disposizioni per fronteggiare i problemi economici degli italiani a seguito del Covid e della guerra in Ucraina: si va dalla proroga degli sconti su bollette e benzina alla rivalutazione delle pensioni e al taglio del cuneo (più alto di quanto era stato detto inizialmente). Ma il DL Aiuti bis porterà anche risorse per la siccità e aiuti per l’ex Ilva. E tanti altri “paracadute”.
“E’ un provvedimento di proporzioni straordinarie”, ha detto il premier Mario Draghi, ricordando che queste risorse si vanno ad aggiungere ai 35 miliardi già messi a disposizione dei cittadini italiani per ridurre il rischio impoverimento dettato dai rincari dell’energia e derivanti dall’inflazione.
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