Il liceo Cavour di Torino è in queste ore protagonista di un dibattito pubblico attorno al valore della lingua come strumento di inclusività.
Dal confronto con gli iscritti e le iscritte, e sulla scia delle sollecitazioni ministeriali a favore di una parità di genere che nasca sin dall’uso e dalla scelta delle parole, il dirigente scolastico del liceo torinese ha maturato la decisione di usare nelle comunicazioni ufficiali non più sostantivi e aggettivi di genere, ma, per ragioni di inclusività (e anche di brevità), l’asterisco (al modo in cui si fa talvolta con il simbolo della e capovolta, il cosiddetto schwa). In altre parole, non più “studente”, ma “student*”, non “iscritti”, ma “iscritt*”, non “ragazzi” ma “ragazz*”
“Certo, ne abbiamo parlato in Consiglio d’Istituto e gli studenti e le studentesse si sono detti assolutamente d’accordo – racconta il dirigente – Le generazioni che frequentano adesso le superiori sono molto più avanti, sono sensibili al tema e hanno risposto in modo estremamente positivo. Noi abbiamo semplicemente formalizzato in un regolamento quello che vivono nella quotidianità di ogni giorno. Questioni come queste sono vissute in modo problematico dagli adulti, non dai giovani,” dichiara in un’intervista alla Stampa.
E ancora: “La nostra Costituzione vieta le discriminazioni, incluse quelle sul sesso. Non abbiamo fatto niente di rivoluzionario, se non dare attuazione al trattato costituzionale nelle nostre normative interne”.
In un Tweet, Matteo Salvini, disallineato, cinguetta: “Un conto è il rispetto, altro conto è una folle corsa verso il niente”.
Alla considerazione del leader della Lega ribattiamo con un’argomentazione dello scrittore Zerocalcare, autore e sceneggiatore anche della serie Netflix Strappare lungo i bordi, da poco uscita e subito schizzata in alto nelle classifiche delle serie più viste, che pone il tema di una lingua più inclusiva, che sia attraverso un asterisco o attraverso una schwa. Afferma il noto autore di graphic novel: “Il famoso schwa non è una soluzione ottimale per tanti motivi: perché ci sono difficoltà di pronuncia, perché quando scrivi a mano non si riesce a capire bene che cos’è e via dicendo. Però penso che il suo valore sia quello di imporre una riflessione attorno alla lingua“.
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